2006-08-17

Primavera a Pechino


L’inverno pechinese è lungo e duro, ma come tutte le cose ha una fine; e allora, è come se la terra rinasca: l’aria smette di essere tagliente, l’erba gialla rinverdisce pian piano, i salici e i pioppi mettono fuori le foglie, e la gente dismette i pesanti giacconi a favore di abiti più leggeri e comodi. E’ una rinascita, sembra quasi di stare in una nuova città.


La gente scende nelle strade, spostando il centro della vita dall’interno all’esterno. L’inverno è una stagione privata. La primavera è pubblica, porta la condivisione, tutti sono fuori a passeggiare con i bambini e i cani, a far volare gli aquiloni, a giocare a scacchi, a chiacchierare, a pedalare sulle biciclette. E’ così che l’estremo squallore del grigio sembra scomparire, e improvvisamente Pechino si rivela nei suoi colori dolci e piacevoli.


E’ sabato mattina, una tarda mattinata, ma mi sono appena svegliato. Colazione e doccia, mi sento rinato. Siedo a gambe incrociate sul letto e guardo dalla finestra il grande albero nel cortile, ora trasformato dal tempo clemente. Metto su “Shaman”, comprato il giorno precedente, e sulle note della chitarra di Santana che scorrono liquide come acqua che lava un corpo appena risvegliatosi, rifletto su me stesso e sui cambiamenti occorsi dal mio arrivo qui, poco più di un mese prima.


Mi viene in mente una frase di Laksmi: “Ma sì che la vita è bella!” mi aveva scritto un giorno, per tirarmi su di morale. Una frase banale. Ora, a nove anni di distanza, è come se queste parole avessero acquisito un senso. Sorrido: la vita è imprevedibile, chi l’avrebbe mai pensato di essere qui, ora, ed essere diventato la persona che sono?

1 commento:

eZeR. ha detto...

bloghopping! ;)