2006-08-16

Marlboro e pugnette

Red cigarettes in Shantou (China)

La maggior parte della gente che sta in Cina e che conosco fuma. Tutti hanno cominciato in Cina. Il motivo è che tutti fumano (gran parte degli uomini, le donne no perché è sconveniente), si può fumare ovunque (dall’aeroporto all’ospedale) e le sigarette non costano nulla, vengono vendute ad ogni angolo di strada e anche nei bar, e sono disponibili almeno una trentina di marche diverse, comprese le sigarette importate dalla Russia, col pacchetto rosso e la scritta in cirillico dorato, che tolgono la vita a un polmone in pochi secondi, e le sigarette cubane, come le Cohiba, tabacco cubano puro, sigari travestiti da sigarette.
Anche se il mio incontro con la sigaretta data anni addietro, non posso considerarmi un vero fumatore finché non comincio a frequentare Massimiliano. “Marlboro e pugnette” è il suo motto, quando non c’è nulla da fare. E alla fine di ogni cena mi tenta: “Marlborina morbida? E dai!!!”.
Non è solo colpa sua: c’è anche l’omino delle sigarette che sta all’angolo di Poachers, con il suo banchetto e il suo sgabello su cui siede tutta notte sottozero, dentro un cappotto militare forse rubato all’esercito. Ogni volta che passo mi saluta con un “Helloooo!!!” e indica il banchetto colorato con sigarette, sigari, accendini e pipe. E poi ci sono tutti gli altri, a cominciare del gruppo del Poachers; fumano praticamente tutti.
Si comincia con la sigaretta dopo cena, che segna la fine di una dura giornata. E’ la migliore, fumata in qualche posto sordido, dopo una cena cinese grassa, sottozero fuori e venti gradi dentro, con folla eterogenea che urla dietro ai camerieri. Poi c’è quella del dopo-caffè. E poi quella della pausa sigaretta, che viene fumata non per desiderio di fumo ma per desiderio di pausa. E qui diventa malattia. Ma è troppo tardi, oramai ho preso il vizio, 5 sigarette al giorno non me le leva nessuno. Grazie al cielo la prima rimane quella dopo pranzo. Massimiliano fuma la prima dopo colazione.

Le sigarette cinesi sono tipicamente pesantissime. Ogni città ha una sua marca di sigarette, e i cinesi ci sono affezionati come ad una squadra di calcio. Se vai in una qualunque città e tiri fuori un pacchetto di sigarette di un’altra ti guardano male. Le marche famose sono tante: ci sono le Double Happiness di Shanghai, le Baisha di Wuhan, le Panda di Chengdu; poi ci sono pure le sigarette del presidente Mao, e siccome lui adorava questo aggregato impossibile di catrame, ora la fabbrica le vende a un prezzo triplo di un normale pacchetto. La marca di sigarette più famosa di Pechino sono le Zhongnanhai.
Zhongnanhai (中南海) è il nome di un complesso residenziale costruito sulle sponde di due laghi, il Zhonghai e il Nanhai, racchiusi all’interno del parco Beihai. Ci abitano i papaveri del partito, ed è simbolo di ricchezza e potere. Il pacchetto delle Zhongnanhai è sobrio rispetto a quello delle altre sigarette cinesi: bianco, il nome scritto in azzurro chiaro sullo sfondo a caratteri da calligrafia, e lo stesso nome stampato in chiari caratteri dorati in campo blu al centro-sinistra del pacchetto. La fabbrica delle Zhongnanhai ha diversificato la produzione, mettendo sul commercio almeno quattro tipi diversi di sigarette, dalle Zhongnanhai 10mg, quelle più schifose e che comunque sono leggere in confronto alla media, alle Zhongnanhai 5mg, le ultra-light per le donne e i fighetti. In mezzo ci sono le Zhongnanhai 8mg dorate, con un filtro speciale che dovrebbe renderle meno dannose, e infine le Zhongnanhai 8mg, quelle che si trovano solo a Pechino e già a Shanghai sono impossibili da reperire. Grazie alla quantità moderata di nicotina e catrame, le Zhongnanhai sono le sigarette più fumate dagli stranieri. I cinesi fuori Pechino le guardano un po’ male, come fossero sigarette da effeminati.
Io scelgo le Zhongnanhai 8mg, quelle che costano meno, quelle che si trovano solo a Pechino. Quest’ultima cosa non la sapevo, sarà destino. Massi invece si ostina a cercare le Marlboro morbide, con vari esiti: quando è fortunato le trova di contrabbando, con il marchio del monopolio statale delle Filippine; quando è sfortunato trova le Marlboro false, dal gusto orribile. Conviene guardare bene il pacchetto, visto che tempo dopo io riesco a trovare le Zhongnanhai false su una strada di Canton: le peggiori sigarette che abbia mai assaggiato, ma tengo ancora il pacchetto per ricordo: l’unica differenza è il tono dei colori del packaging, per il resto sono indistinguibili dalle originali finché uno non le accende.

Così, la sigaretta diventa abitudine, un’abitudine che sarà difficile separare dalle sensazioni che, in futuro, richiameranno alla mente e al cuore Pechino.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma io dico, se non per motivi di lavoro o di cuore,come hai fatto a lasciare l'amata ITALIA con tutti i suoi colori e sapori di tabacchi anche se importati?
Malboro rosse, Camel, Philip Morris, Winston, chesterfield, etc...etc....i migliori tabacchi del mondo.....che bonta'!!!! Comunque mi piacerebbe provarne almeno una di quelle che hai citato::::: Saluti da Trento (ITALIA)

Anonimo ha detto...

Ti ho letto con piacere e ho salvato il tuo blog fra i miei preferiti.
Double Happiness? Le hai provate? Non so perchè mi ispirano...
Com'è il pacchetto?
ciao
Sara :-)

Wild Child ha detto...

Double Happiness: posto che sono le sigarette di Shanghai, e quindi il mio giudizio non è straobbiettivo, direi che l'unica scusa per averle è ad un matrimonio (doppia felicità, no?) o in un meeting con uno di Shanghai, che sarà piacevolmente sorpreso dalla vostra scelta, specie se avete quelle costosissime col pacchetto color oro.
Il catrame è alto, sono pesantissime e il gusto è poco, come molte altre sigarette cinesi, ma nel totale direi che sono sotto la media.
Meglio le Baisha (Wuhan) o le Chunghwa (Pechino). Notevolissime le sigarette di Harbin, pessime le Panda (Chengdu) e le Qianmen (nonostante abbiamo sul pacchetto l'omonima porta pechinese, sono ache quelle di Shanghai).

Anonimo ha detto...

le double happiness, versione 8 mg, non sono male.
Le zhongnanhai hanno come problema che il filtro di carbone alla lunga intossica piuù del catrame stesso.
Io, dopo oltre 9 anni passati a Pechino, mi sto spurgando adesso che sono rientrato da quasi un anno in Italia...