2006-08-07

Nuove conoscenze

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Chiunque studi cinese fuori dalla Cina e lo faccia seriamente, non può esimersi dal passare un periodo di studio in un università cinese. Sono molte le università qualificate ad accogliere studenti stranieri, e tra esse le più famose e importanti sono a Pechino. Il pensionato per stranieri allo Yuyan Xueyuan (语言学院), l'Istituto di Studi Linguistici, è un insieme incredibile di razze e colori, anche grazie al fatto che la Cina supporta un gran numero di Paesi del Terzo Mondo con cui intrattiene relazioni amichevoli. E così non si conoscono solo europei, americani, giapponesi e coreani; ma si trovano liberiani, pakistani, mongoli, russi, ghanesi e mauriziani.

E’ venendo qui che Vaira ha conosciuto Vikash, che aveva vinto una borsa di studio per studiare medicina, ma doveva spendere il primo anno allo Yuyan per imparare la lingua. Vaira ora ha un lavoro e un appartamento non lontano dall’università, dove Vikash studia ancora, e il loro gruppo di amici è rimasto lo stesso. Un sabato ce li presentano, invitandoci a visitare la zona delle università, nella parte nord di Haidian. E’ una zona molto diversa da Chaoyang, dove si concentra la crescita economica e sorgono grattacieli ovunque; Haidian è un’area tranquilla, pacifica, molto più austera.


Vikash ha un gran numero di amici mauriziani, che nonostante siano molto pochi al mondo, abbondano a Pechino. Mauritius è un paradiso sperduto nell’Oceano Indiano dove convivono discendenti di francesi, inglesi, tamil e cinesi. La lingua ufficiale è il creolo, uno strano dialetto del francese. E gli amici di Vikash sono appunto bianchi, neri e gialli. Conducono una vita semplice, da studenti squattrinati, ma i ristoranti della zona universitaria costano poco. In quest’area si concentra gran parte della popolazione coreana di Pechino, e i ristoranti che servono cane sono moltissimi. Altro gruppo numeroso sono i musulmani, che sfornano pane al sesamo a ogni ora, e per pochi kuai ci si può sfamare con un nang che un po’ ricorda casa. Ma la vera passione dei mauriziani è la cucina piccante: quando ci portano in un ristorante cinese, riusciamo a toccare solo la metà dei piatti. Mai sentito niente così.


La serata continua a casa di Vaira. Vikash ha invitato Vinesh e un altro studente francese a vedere la partita. Vaira ha invitato Bao, una ragazza del Sichuan che ha studiato coreano e si è laureata da poco. Manca ancora parecchio alla partita di calcio, e Vikash tira fuori un DVD comprato sulla strada: un film indiano, Lagaan. Trama: gli inglesi vessano la popolazione del Deccan con un tributo sul raccolto, il Lagaan. Per umiliare i locali, il colonnello inglese cattivo propone una scommessa: se gli indiani del villaggio batteranno gli inglesi del forte in una partita di cricket, non dovranno pagare tributo. Se perderanno, lo pagheranno triplo. Durata del film: tre ore e quaranta; tono: ipernazionalista. Riusciamo a guardarlo per un’ora prima di ammutinarci e interromperlo.
Aspettando la partita, ci sediamo sul pianerottolo a fumare una sigaretta con il ragazzo francese, che ci confida la sua opinione della cultura locale. “Quando parli con un cinese” dice “questo è sempre orgoglioso del proprio Paese, che vanta avere 4.000 anni di storia. Ma quando provi a interrogarlo su un qualsiasi evento storico occorso in questi 4.000 anni, ti rendi conto che non ne sa nulla. Come si fa a ragionare così?!?”.


La partita incomincia, ma non tutti sono interessati. Io e Massimiliano ci sediamo al tavolino a chiacchierare con Vaira e Bao. La conversazione si svolge parte in italiano, parte in inglese, parte in cinese. Vaira spesso traduce per Bao, e veniamo a scoprire che sta con un ragazzo italiano di Ravenna, con cui si vuole sposare a breve. Ma proprio la settimana scorsa, Bao è andata all’ambasciata italiana a chiedere il visto e s’è trovata davanti la stessa burina che avevo incontrato io. E alla domanda di visto, quella risponde “Ma lei che se lo vuole sposare a fa’ il suo ragazzo in Italia?!?”. Visto rifiutato. Cerchiamo di consolare Bao, consci delle sue difficoltà a trattare col nostro governo. Al termine della serata, ci salutiamo e andiamo a casa, con nuove conoscenze alle spalle che non vedremo più per molto tempo. Tra chi parte e chi torna, è difficile mantenere rapporti con una persona incontrata per caso una sera.

Eppure, incontro Bao tre anni dopo a Shanghai. Conversiamo per una mezz’oretta prima di ricordarci di esserci conosciuti a Pechino nel 2003. Nell’estate del 2006, Bao lavora alla Camera di Commercio, il suo italiano è fluente, e finalmente si è sposata con Marco, che è chief representative di un’azienda di vini emiliana e ho conosciuto la settimana prima nel tentativo di formare una band. E’ un mondo piccolo, e le persone incontrate per caso una sera possono essere incrociate di nuovo a distanza di anni, e ciascuno avrà da raccontare la sua storia. Siamo tutti viaggiatori, e la nostra condizione comune ci fa cittadini dello stesso mondo.

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