E’ una mattina infrasettimanale e vengo svegliato dal rumore della porta della camera che si apre. E’ Massimiliano, bianco come un lenzuolo. Saranno le cinque del mattino, forse le sei. Mi ricordo che la sera prima l’avevo visto con Monica, la spagnola trentenne.
Ci metto un po’ a tirargli fuori la storia di quello che è successo, ma verso mezzogiorno la verità viene fuori più o meno tutta.
La sera prima, incontriamo nella Nan Sanlitun Monica e Kelly. Io torno a casa presto, Massimiliano rimane, e io me ne vado a dormire senza aspettarlo troppo. Le chiavi, unico mazzo in due, sono sempre nascoste in un paio di ciabatte parcheggiate davanti alla porta. Massimiliano dunque va a casa con Monica. Nell’appartamento ci sono le due padrone di casa, e ciascuna si è portata in camera un uomo – Monica Massimiliano, Kelly il francese tinto di rosso. Nel salotto, buttata sul divano, c’è una delle americane grasse che si è trovata senza sistemazione dopo che la coinquilina è tornata negli States. La poverina adagia la sua massa sul piccolo divano mentre da entrambe le camere vengono rumori da film porno, così forti che probabilmente qualcuno dei vicini decide che quella è la goccia che fa traboccare il vaso, e alza il telefono, ma non per lamentarsi come al suo solito.
E’ alle quattro del mattino che la polizia fa irruzione. Cinque persone in un appartamento da due, e per di più non abilitato ad accogliere stranieri, schiamazzi notturni e per di più di natura immorale; ci sono tutti gli estremi per agire, e la polizia cinese non va per il sottile. Come se non bastasse, non è facile spiegarsi con persone che non parlano mezza parola di inglese e hanno tutto tranne che pazienza. Per fortuna Monica mastica qualche parola di cinese. Massimiliano si trova svegliato dai rumori e nascosto in mutande dentro la camera della spagnola, mentre questa e la sua coinquilina tentano di discutere, per quanto possibile con i tutori della legge. Vanno avanti per una buona mezzora. Poi, quando la polizia lascia l’appartamento, dopo numerosi avvertimenti e minacce ma nessun provvedimento, Massimiliano prende e se ne va alla svelta. Arriva al Poachers ancora pallido per lo spavento. Mi verrebbe da ridere se non capissi quanto si deve essere atterrito.
Alla fine se ne ride insieme. Lui di certo a casa delle spagnole non ci torna più. E i nostri dialoghi fatti di citazioni ne incorporano di nuove:
“E’ arrivata la polizia. Novanta, la paura. Ci stiamo cacando addosso”
In ufficio ci informiamo sull’argomento, e veniamo scoprire che gli italiani detenuti dalle forze dell’ordine cinesi al momento sono due: uno è un imprenditore che, come tutti, non pagava le tasse. Poi un giorno il governo ha deciso di agire come suo solito, applicando il principio del punirne uno per educarne cento. Il poverino è finito in prigione, e da allora gli stranieri hanno smesso di evadere le tasse. L’altro è un pazzo che una mattina si è svegliato ed ha deciso di andare in piazza Tian’anmen a manifestare a favore del Dalai Lama: tempo dieci minuti, sono arrivate le guardie e da allora non se ne sa più nulla. E’ così che succede in Cina – apparentemente la polizia non si sente, è pigra, svogliata, talvolta anche spaventata dagli stranieri. Tutto si può fare, purché con discrezione. Poi, quando la dirigenza giudica che un fenomeno sta crescendo troppo, prende una persona a caso e le infligge una punizione esemplare, tanto per chiarire che il Partito concede tante libertà ma non bisogna mai abusarne.
Tutto è bene quel che finisce bene, nel caso di Massimiliano. Ma di certo da oggi in poi saremo entrambi molto più cauti nel Paese dei Balocchi.