2006-10-23

Ritorno alla casa del mio spirito

E’ il 25 maggio 2005, quando il mio aereo atterra all’aeroporto di Pechino; mi ci porta un viaggio di lavoro insieme a un collega australiano. Mentre l’aereo scende, mi sento una strana sensazione di formicolio allo stomaco che mi eccita e mi fa sorridere. Il mio collega non capisce cosa significhi per me questo ritorno. E’ una bella giornata di sole e, appena possibile, mi libero di lui, tolgo giacca e cravatta a favore di jeans e t-shirt, e me ne vado a spasso da solo. Quella sera scrivevo:

“Lascio una Shanghai fredda e umida, e la guardo scomparire lontana, la testa del dragone avvolta nella nebbia, il corpo serpeggiante dello Huangpu e le corna dei grattacieli, che spuntano dal suo alito brumoso.
Quando atterro, mi accolgono un sole dolce e una brezza fresca e forte. Gli alberi ai lati della grande strada sono rinverditi dalla primavera, e i bianchi palazzi scintillano, mentre ai loro piedi bandiere rosse garriscono felici al vento.

C’è un luogo, dove due anni, un mese e quattro giorni fa ho lasciato un pezzo della mia anima. Lo raggiungo camminando all’ombra dei pini odorosi di Sanlitun, e in riva al fiume mi inginocchio, cercando nella terra là dove le mie lacrime disperate sono cadute. Le ripongo di nuovo sulla mia fronte, sulle mie labbra e sul mio cuore.
Oggi sono tornato, ed il mio spirito è in festa. E’ difficile descrivere l’emozione di camminare di nuovo per questi luoghi familiari, e trovarli talvolta identici a come li ricordavo, talvolta ingoiati dallo sviluppo economico che spietato distrugge ogni bellezza imperfetta sostituendola alla perfezione dell’efficienza e della grandezza.

Ma oggi sono a casa, e i miei piedi calcano le pietre grigie e irregolari della strada. Sono a casa, le ragazze sono più belle, i vecchi più nobili, le sigarette più buone e leggere, il cibo più economico e saporito, i passanti più quieti e gentili, e gli stranieri tutti amici miei, miei alleati. Incontro ragazze italiane bionde, e scopro che lavorano ora dove io e Massimiliano lavoravano in quei tempi lontani e ora di nuovo così vicini. Cammino nel passato, ma è come se ne tenessi la trama tra le mani per poterla ritessere in nuovi orditi, sorprendenti e sempre migliori.
Sono a casa, quando il suono dei miei passi risuona per l’atrio di Poachers. Sono a casa, quando mangio yangrouchuan’r alla Red Rose. Sono a casa, quando la gente mi offre CD, VCD, DVD. Sono a casa, quando siedo con il nuovo segretario generale della Camera nella sala riunioni al 36° piano del Jingguang, e so che quel luogo è stato prima mio che suo.
Sono a casa, e sento chiaramente, senza ombra di dubbio nel mio cuore, che questa sarà la mia casa nel futuro. La mia Medina, il luogo del mio Graal, la mio Utopia, il luogo dove la mia anima trova la pace, ed entra in armonia col mondo.

Beijing.”

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