A stare a Pechino e far la vita squattrinata da stagista si tende a dimenticare un po’ l’Italia. I colori e gli odori sono diversi, e col tempo ci si abitua a vivere come i cinesi. Io e Massimiliano troviamo una sera la camera cosparsa di baygon antiscarafaggi, e aspettiamo che ce la puliscano – dopo una settimana, siamo noi stessi ad andare a chiedere qualcosa per levare la polvere bianca, e ci consegnano scope di saggina lunghe nemmeno mezzo metro, con cui facciamo pulizia. L’odore di Cina, quello strano misto di smog, glutammato, olio da frittura e sudore dolce, pervade tutto. Ci si fa l'abitudine col tempo, ma ogni tanto infastidisce.
E’un sabato pomeriggio di sole che vado a trovare Elena nella sua nuova casa al Bihuju, di fronte al cancello ovest del parco di Chaoyang. Ci vivono un sacco di italiani lì, tra cui Jingyi e la sua amica, e Yao con suo marito Alberto. La casa è luminosa e molto più intima di quella precedente nel quartiere russo, ed Elena mi accoglie con la base dell’ospitalità italiana, una cosa che era scomparsa dalla mia memoria da settimane. Il caffè.
Lo bevo distrattamente, ma appena il liquido nero viene a contatto con la mia lingua, la mia memoria sensoriale esplode ed è come se un mondo intero mi si aprisse. Il caffè fatto con la moka. Quasi mi commuovo. Mariaelena mi vede e si mette a ridere come una matta. Sì, era tanto che non bevevo un caffè fatto come si deve.
Incomincia con questa esperienza il mio periodo di attesa per la partenza: tra meno di un mese sarò di nuovo a casa, a Milano. Mi sento come Bilbo che pensa alla sua caverna hobbit e alla cuccuma che fischia sul fuoco.
E’un sabato pomeriggio di sole che vado a trovare Elena nella sua nuova casa al Bihuju, di fronte al cancello ovest del parco di Chaoyang. Ci vivono un sacco di italiani lì, tra cui Jingyi e la sua amica, e Yao con suo marito Alberto. La casa è luminosa e molto più intima di quella precedente nel quartiere russo, ed Elena mi accoglie con la base dell’ospitalità italiana, una cosa che era scomparsa dalla mia memoria da settimane. Il caffè.
Lo bevo distrattamente, ma appena il liquido nero viene a contatto con la mia lingua, la mia memoria sensoriale esplode ed è come se un mondo intero mi si aprisse. Il caffè fatto con la moka. Quasi mi commuovo. Mariaelena mi vede e si mette a ridere come una matta. Sì, era tanto che non bevevo un caffè fatto come si deve.
Incomincia con questa esperienza il mio periodo di attesa per la partenza: tra meno di un mese sarò di nuovo a casa, a Milano. Mi sento come Bilbo che pensa alla sua caverna hobbit e alla cuccuma che fischia sul fuoco.
1 commento:
L'odore della Cina non si descrive con le parole! È una questione di memioria lo si sente quando si guarda la TV, quando si legge una notizia sui giornali, lo si sente tra la gente. Ma non è il naso che lo trasmette! È una proiezione sensitiva della mente che toglie le belle parole e lascia gli aneddoti o le battute che si fanno quando si vine in quei luoghi!
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