2006-06-17

Houhai

HouHai winter 2009

Un sabato pomeriggio Marco mi fa scoprire un’altra zona di Pechino, ovvero Houhai (后海), “il lago posteriore”. Pechino possiede numerosi laghi artificiali fatti scavare dai vari imperatori: tre di essi stanno immediatamente ad ovest della Città Proibita: Beihai, Zhonghai e Nanhai, racchiusi da uno sconfinato parco. A nord di questi ve ne sono altri tre, collettivamente denominati Shichahai: i loro nomi sono Houhai, Qianhai e Xihai e sono circondati da hutong. I pechinesi vi si recano da sempre per rilassarsi pescando, giocando a carte, facendo ginnastica, o semplicemente chiacchierando e passeggiando. A partire dal 2000, il primo bar fu aperto sulle sponde del lago, e da allora la zona si è trasformata: laddove Sanlitun è la zona delle notti folli, Houhai è la zona del relax.

Marco mi porta al Buddha Bar, stereotipo del locale di Houhai, con divani morbidi e ampi, mobili in legno, scaffali di libri di viaggi e grandi finestre sul lago. E’ la prima volta che vedo un locale del genere, ed è il genere di locale che avrei sempre voluto vedere: lo esploro in ogni suo angolo e stanzino, scoprendo un’alcova nascosta da una tenda, dove su un materasso sottile ci si può stendere in tanti, e una scala a pioli che porta a una stanza sopraelevata, cui si accede tramite una botola, e da cui si gode una luce splendida grazie alle pareti a vetri e alle tende colorate. Io e Marco rimaniamo a chiacchierare a lungo, stesi sui divani del piano terra, con le scarpe ribaltate in un angolo. Ordiniamo anche da mangiare, nonostante la cameriera, per quanto carina, non ne voglia sapere di capire che vogliamo.
“Cha” chiedo in cinese, stressando il tono della parola per tè.
“Kua?” ripete.
“No, chaaa” stresso ancora di più.
“Gua!”
“Ma che è… sono in un bar in Cina alle due del pomeriggio, cosa mai vorrò ordinarti se non un tè?!? Non ti ho chiesto un amaretto di Saronno!”
Il tè alla fine arriva tramite il barista che sembra e in effetti si dimostra più sveglio.
Marco è già incazzato, io non ce la faccio, e rido. Alla fine ride anche Marco. Rimaniamo a chiacchierare ancora delle nostre impressioni della Cina, e a guardare dal vetro come da un televisore, il lago ghiacciato, le decine di cinesi dai 6 ai 60 anni che pattinano e slittano concludendo sempre con cadute improbabili e grandi risate. Non possiamo che ridere anche noi… che altro fare, in un posto come questo?

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