2006-11-10

Un giorno di pace

E’ luglio, e sono di nuovo a Pechino per un viaggio di lavoro. Sennonché, come spesso capita in Cina, i programmi non sono rispettati e qualcosa di inaspettato cambia tutto. Nello specifico, chi doveva farmi avere i miei appuntamenti con i clienti non l’ha fatto – la nuova direttrice vendite dell’ufficio di Pechino, tanto precisa e brava quanto timida; solo in Cina potevano mettere a capo di un ufficio vendite una persona che si vergogna ad alzare il telefono. E così, quella che doveva essere un’intensa serie di visite commerciali diventa qualcos’altro, come sempre lasciato più o meno al caso…

“La sveglia del mio cellulare personale mi fa prendere coscienza alle otto…

Ieri sera Mary doveva chiamarmi per farmi avere l’agenda dei miei appuntamenti di oggi. Non l’ha fatto, ma forse chiamerà stamattina. Accendo il cellulare di lavoro, e le do tempo… e intanto riprendo il mio sonno…

Quando mi sveglio ancora sono le dieci e mezza. Attraverso la zanzariera e la finestra aperta vedo i rami di un albero illuminati da un bel sole. Guardo il cellulare: Mary non ha chiamato. Non chiamerà, perché non ha fissato gli appuntamenti. Ed è troppo tardi per fissarli da me, il giorno stesso.

Mi alzo a sedere sul letto, e vedo il cielo blu intenso. Il sole è forte, ma una leggera brezza fresca mitiga il calore di questa giornata. E’ una giornata perfetta. E allora… vacanza!

Mi prendo il mio tempo per alzarmi e farmi una doccia, poi indosso pantaloni di cotone e una maglia di lino bianco, e con gli occhiali scuri inforcati, scendo in strada, godendomi il sole e il vento sulla pelle. E’ silenzioso… non ho mai sentito un silenzio così a Shanghai o a Milano. La gente è in strada, ma si muove lentamente, placidamente. Non c’è fretta di fare nulla, in una giornata così.

Cammino verso Sanlitun, e mi infilo nel Caffè de Niro, fresco e semi-vuoto. Mentre sorbisco un espresso, connetto il mio portatile e becco rete
wireless. Lo sapevo… è troppo bello per non essere vero. Sbadigliando alla luce di mezzogiorno, chatto con la ragazza che mi piace e altri amici. Hanno tutti belle notizie, e io ordino un succo d’arancia… tutto spesato dall’azienda come spese di trasferta. Amo il mio lavoro…

Un’ora è passata quando lascio il caffè e, dopo cinquanta metri di camminata e una strada attraversata, mi siedo a un tavolo del Kiosk, salutando facce conosciute e sorridenti. Il mio pranzo sono un’insalata di pomodori freschissimi e un bicchiere di
spritzer, fatto con vino di Macedonia. Una zhongnanhai da 8mg brucia tra le mie labbra…

In una giornata così, si può solo contemplare il mondo e amarlo. Ogni altra attività è superflua.

Ma questa pace, questa quiete, non l’assaporavo da tanto tempo.”

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