2006-11-21

Red House Hotel

Ritornando a Pechino nel 2006, dopo sei mesi di assenza, sono contento di trovare le stesse persone conosciute l’anno prima. Marco lavora sempre per la solita azienda, Luca, un altro compagno di corso, è entrato anche lui in Birindelli insieme al buon Stefano, Linda è in Camera di Commercio. Le due ragazze italiane conosciute per strada a maggio dell’anno prima, stagiste in Camera, ora si sono spostate: Luisa sta in un’azienda meccanica, e Irene è diventata manager di un’enoteca nel distretto di Shunyi.

Ogni volta che torno a Pechino sto al solito hotel, la Red House, aperta dagli stessi proprietari del Poachers. C’è la stessa atmosfera, oltre che lo stesso arredamento, sebbene le camere qui siano dotate di servizi privati. Anche la pulizia è sempre la stessa, ma la cosa più sorprendente è che anche la colazione, servita nel vicino Club Football, locale gestito sempre dalle stesse persone, è la stessa: vassoio con fette di pane tostato, porzione monodose di burro, porzione monodose di marmellata alla fragola, uovo, fetta quadrata di spalla cotta, bicchiere di succo di mela. Non è cambiato nulla. Discutendo con quelli delle cucine riesco a farmi servire un caffè: è un caffè all’americana, fatto con la polverina mescolata all’acqua calda del thermos, ma è una bevanda alternativa, e dunque ben accetta.

Ogni volta che torno a Pechino è una serie di uscite con amici, una cena di qui, una bevuta di là, Sanlitun, Houhai, la vita è sempre quella, e la mia città non manca mai di darmi il benvenuto con qualche festa. Tutto ciò mi prepara al mio prossimo trasferimento, davvero non vedo l’ora di diventare cittadino di Pechino.

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