2006-05-04

Della Cittade di Camblau

"Sappiate veramente che 'l Gran Cane dimora nella mastra città, ch'è chiamata Camblau, tre mesi l'anno, cioè dicembre, gennaio, febbraio. E in questa città ha suo grande palagio: e io vi diviserò com'egli è fatto. Lo palagio è di muro quadro, per ogni verso un miglio. E in ciascuno canto di questo palagio è un molto bel palagio, e quivi si tiene tutti gli arnesi del Gran Cane, cioè archi, turcassi e selle e freni, corde e tende, e tutto ciò che bisogna ad oste e a guerra. E ancora tra questi palagi hae quattro palagi in questo cercòvito: sì che in questo muro attorno attorno sono otto palagi, e tutti sono pieni d'arnesi, e in ciascuno ha pur d'una cosa.
E in questo muro, verso la faccia del mezzodì, hae cinque porte, e nel mezzo è una grandissima porta, che non s'apre mai né chiude se non quando il Gran Cane vi passa, cioè entra ed esce. E dal lato a questa porta ne sono due piccole, da ogni lato una, onde entra tutta l'altra gente. Dall'altro lato n'hae un'altra grande, per la quale entra comunemente tutta l'altra gente, cioè ogni uomo. E dentro questo muro hae un altro muro: e attorno attorno hae otto palagi, come nel primaio, e così son fatti; ancora vi stae gli arnesi del Gran Cane. Nella faccia verso mezzodie hae cinque porte, nell'altra parte una. E in mezzo a questo muro èe il palagio del Gran Cane, ch'è fatto com'io vi conterò.
Egli è il maggiore che mai fu veduto; egli non v'ha palco, ma lo ispazio è alto più che l'altra terra bene dieci palmi; la copritura è molto altissima. Le mure delle sale e delle camere sono tutte coperte d'oro e d'ariento; havvi iscolpite belle istorie di donne e di cavalieri, e d'uccelli e di bestie e di molte altre belle cose; e la copritura èe altresì fatta che non vi si può vedere altro che oro e ariento. La sala è sì lunga e sì larga, che bene vi mangiano seimilia persone; e havvi tante camere ch'è una maraviglia a credere. La copritura di sopra, cioè di fuori, è vermiglia e bioda e verde e di tutti gli altri colori, ed è sì bene invernicata che luce come oro o cristallo, sì che molto dalla lunge si vede lucere lo palagio. La copritura è molto ferma.
Tra l'uno muro e l'altro dentro a quello ch'io v'ho contato di sopra havvi degli prati e àlbori, e havvi molte maniere di bestie selvatiche: cioè cirvi bianchi, cavriuoli e dani, le bestie che fanno il moscado, vaj ed ermellini e altre belle bestie. La terra dentro di questo giardino è tutta piena dentro di queste bestie, salvo la via donde gli uomeni entrano; e dalla parte verso il maestro hae un lago molto grande, ove hae molte generazioni di pesci. E sì vi dico che un gran fiume v'entra ed esce, ed èe sì ordinato che niuno pesce ne puote uscire: e havvi fatto mettere molte ingenerazioni di pesci in questo luogo; e questo è con rete di ferro.
Anche vi dico che verso tramontana, da lungi dal palagio una arcata, ha fatto fare un monte, ch'è alto bene cento passi e gira 15 bene un miglio; lo quale monte è pieno d'àlbori tutto quanto, che di niuno tempo perdono le foglie, ma sempre son verdi. E sappiate che, quando è detto al Gran Cane d'uno bello àlbore, egli lo fa pigliare con tutte le barbe e co' molta terra, e fallo piantare in quel monte: e sia grande quanto vuole, ch'egli lo fa portare a' leonfanti. E sì vi dico ch'egli ha fatto coprire tutto il monte nella terra dello azzurro, ch'è tutta verde, sì che nel monte non ha cosa se non tutta verde: perciò si chiama lo "monte verde". E in sul colmo del monte è un palagio e molto grande, sì che a guatarlo è una grande maraviglia; e non è uomo che 'l guardi, che non ne prenda allegrezza; e per avere quella bella vista l'ha fatto fare il gran signore per suo conforto e sollazzo. Ancora vi dico che appresso di questo palagio n'hae un altro né più né meno fatto, ove istà lo nipote del Gran Cane, che dee regnare dopo di lui. E questi è Temur, figliuolo di Cinghis, ch'era lo maggiore figliuolo del Gran Cane; e questo Temur che dee regnare tiene tutta la maniera del suo avolo, e ha già bolla d'oro e sugello d'imperio, ma non fa l'ufficio infino che l'avolo è vivo."

"Dacché v'ho contato de' palagi, sì vi conterò della grande città di Camblau ove sono questi palagi, e perché fu fatta, e com'egli è vero che appresso a questa città n'avea un'altra grande e bella, e avea nome Garibalu, che vale a dire in nostra lingua "la città del signore". E 'l Gran Cane trovando per astrolomia che questa città si dovea rubellare, e dare gran briga allo imperio, e però il Gran Cane fece fare questa città presso a quella, che non v'è il mezzo se none il fiume; e fece cavare la gente di quella città e mettere in quell'altra, la quale è chiamata Camblau. Questa città è grande in giro da ventiquattro miglia, cioè sei miglia per ogni canto: ed è tutta quadra, che non è più dall'uno lato che dall'altro. Questa città è murata di terra, e sono grosse le mura dieci passi e alte venti; ma non sono così grosse di sopra come di sotto, anzi vegnono di sopra assottigliando tanto, che vengono grosse di sopra tre passi. E sono tutte merlate e bianche; e quinvi ha dieci porte, e in su ciascuna porta hae un gran palagio, sì che in ciascuno quadro hae tre porte e cinque palagi. Ancora in ciascuno quadro di questo muro hae un gran palagio, ove istanno gli uomeni che guardano la terra. E sappiate che le rughe della città sono sì ritte, che l'una porta vede l'altra: e di tutte quante incontra così.
Nella terra ha molti palagi; e nel mezzo n'hae uno, ov'è suso una campana molto grande, che suona la sera tre volte, che niuno non puote poi andare per la terra sanza grande bisogno, o di femmina che partorisse o per alcuno infermo.
Sappiate che ciascuna porta guarda mille uomeni; e non crediate che vi si guardi per paura d'altra gente, ma fassi per riverenza del signore che là entro dimora e perché gli ladroni non facciano male per la terra."

Marco Polo, Il Milione, 1298, nella traduzione Toscana, nota come "Navigazione", datata agli inizi del Trecento.

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