2007-03-14

Sicurezza Addio

E’ la sera del 25 luglio, e sono a Pechino per un altro viaggio di lavoro. Seduto al banco del Bookworm, sto chattando con Dandan, quando ricevo una mail inoltrata da Irene, con un’agenzia ANSA. Conoscendo il responsabile dell’ufficio ANSA di Pechino, che abita dall’altra parte della Gongti Bei Lu, la notizia mi sembra meno fredda di quella letta in un qualunque media, è come una voce passata da un conoscente.

CINA: MORTA GIOVANE ITALIANA A PECHINO, PROBABILE ASSASSINIO

(ANSA) - PECHINO, 25 LUG - Una giovane italiana, Paola Sandri di Bassano del Grappa (Vicenza), di 29 anni, è morta la notte scorsa a Pechino, probabilmente assassinata, nei pressi del parco di Chaoyang, in un distretto centrale della capitale. La notizia e' stata confermata dall' Ambasciata d' Italia in Cina e dalla polizia di Chaoyang.

La donna e' stata trovata la notte scorsa da passanti, che hanno notato che perdeva copiosamente sangue. Secondo le prime informazioni aveva due ferite di arma da taglio. La giovane e' arrivata morta all' ospedale di Chaoyang, dove era stata portata dalle persone che l' hanno trovata. La polizia non ha ancora formulato ipotesi sulla dinamica dei fatti o su possibili responsabili. Paola Sandri non era residente a Pechino ma visitava spesso la Cina, sia per turismo che per esercitare il suo lavoro di insegnante.(ANSA).

Rimango scioccato a guardare lo schermo. Rileggo la notizia, la cerco per conferma su altri siti, e la trovo, pubblicata da pochi minuti. Mi accendo una sigaretta e tremo.

Pechino è sempre stata la roccaforte della sicurezza in Cina, se non nel Mondo. Chiunque ha sempre saputo di poter andare in giro da solo di notte in qualunque luogo, senza timore nemmeno di trovare un ubriaco molesto. Ma le cose stanno cambiando, e una ragazza italiana viene accoltellata in piena zona Parco Chaoyang.

Immediatamente penso ai neri di Sanlitun, ma quella è un’altra zona, e cerco di calmare la mia paranoia razzista. Eppure pare che stiano diventando di giorno in giorno più molesti, più baldanzosi nella loro illegalità. Dandan cerca di calmarmi, cosa non facile: non vuole nemmeno pensare alla possibilità che sia un cinese, e lo definisce una vergogna per il suo Paese. Più tardi mi sposto all’Aperitivo, in cerca di qualche italiano con cui commentare l’accaduto: come sperato, ci trovo i soliti sospetti. Tutti sono sorpresi come me. Secondo Stefano può essere stato qualcuno della security di un bar: in zona Chaoyang non è un mistero che scoppino frequenti risse, per o più innescate da qualche russo ubriaco o da qualche laowai troppo invadente con una ragazza cinese accompagnata da connazionali. I buttafuori sono abituati ormai a trattare con questi tipi, e in troppi ci prendono gusto a poter mettere le mani addosso a uno straniero. Parecchi sono adeguatamente equipaggiati con una lama nascosta. Ma qui parliamo di una donna...

Si formulano altre ipotesi, ma tutto è vano. Qualcuno suggerisce che già alte due ragazze siao state ammazate negli ultimi mesi, una russa e un’altra europea di origine non precisata. Come al solito, in un Paese dove la trasparenza nel’informazione non esiste, le leggende urbane si ingigantiscono in fretta. La polizia, naturalmente, non dirà nulla finché non esisterà una soluzione definitiva al caso, e ora è presto. La versione ufficiale è che si tratti di immigrati, quella parte sostanziosa della popolazione urbana che non ha le carte in regola per stare in città, e sopravvive senza alcuna assistenza sanitaria o sociale, svolgendo lavori occasionali, sottopagati, non garantiti da alcun contratto né da guanxi personali. E’ comprensibile che in molti, spinti dal bisogno, diventino criminali. E ignoranti e sprovveduti come solo i contadini cinesi sono, possano farsi sfuggire la situazione di mano e trasformare una rapina in omicidio solo per essersi fatti prendere dall’eccitazione. Ogni anno centinaia di migliaia di loro di riversano in città in cerca di fortuna, vivendo in periferie senza nome in condizioni umane degradanti, disprezzati dai veri pechinesi che li vedono come invasori da sfruttare. Molti di loro sono così poveri che, in un Paese dove le donne sono meno della popolazione maschile, tutti sanno che non potranno mai permettersi di trovare una moglie. Quando non hanno talento per combnare qualcosa che li elevi dal loro stato, la loro vita è solo lavoro da schiavi, per pura sopravvivenza.

Ancora ipotesi, congetture, scenari immaginari, in una città dove la verità troppe volte viene accuratamente nascosta, specialmente quando è scomoda. Me ne torno in albergo all’una, solo per le strade di Sanlitun che improvvisamente non mi sembrano più sicure come una volta. Pechino sta cambiando, e ce ne stiamo accorgendo tutti.

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