Finalmente il tempo del mio trasferimento tanto agognato si avvicina, e il 24 luglio torno a Pechino per cercare casa. Contatto due agenti, ma nonostante le rassicurazioni dei miei amici residenti sul mio ampio budget, trovo solo sistemazioni brutte e costose. Pare che tutti gli appartamenti di Pechino soffrano di due enormi difetti: i bagni senza finestre e le finestre delle camere da letto che guardano in altre finestre di camere da letto. La filosofia del siheyuan è rimasta quella, e i compounds hanno tutti grandi corti centrali, ma gli edifici sono di gran lunga troppo vicini, e la privacy non esiste. Contatto quindi due altri agenti, aiutato da Irene, e dopo innumerevoli visite e giochi di diplomazia per mettere agente contro agente, il rapporto qualità prezzo delle case che mi fanno vedere migliora costantemente. Questo non mi impedisce di ritrovarmi davanti a scene tipicamente cinesi quali: letti in falso stile Luigi XVI con testiera in finto cuoio rosso borchiato; divani in pelle di mucca; e figli delle padrone di casa senza pannolino che, mentre io contratto con la madre, pisciano pacificamente sulla sedia del salotto.
Ma alla fine lo trovo: un appartamento piccolo, molto intimo, con vista su alberi e case vecchie, con una luce stupenda e a un prezzo più che accettabile. Senza mobili. Mi preoccupo di definire che i mobili li sceglierò insieme al padrone di casa, Wang Li, un signore che fa il manager delle risorse umane al Landao, e la moglie, una signora elegante e con un sorriso stupendo. Dopo un’ora di contrattazione mediata da Jack, l’agente, nel suo inglese rudimentale, ci accordiamo sulla scelta a catalogo. E allora faccio un errore madornale: sono talmente felice di stare a Pechino e di starci a lungo, che intravedo il potenziale di una casa ancora senza mobili e prendo la decisione: voglio fare la camera da letto con le pareti rosa!
La botta di creatività mi è fatale: mostro a proprietari e agente una foto dell’appartamento di Shanghai e, dopo due ore e diverse telefonate a vari amici sinologi, pare l’abbiano capita, e ci accordiamo nel seguente modo: io pagherò la vernice e Jack l’operaio. Per pura fortuna quel pomeriggio Irene lavora, Jingyi è a Tianjin, Patti deve stare dietro ai genitori in visita, e io incontro Joe al Bookworm con una sua amica, Rebecca, una PR laureata in Filosofia Scientifica. Me li porto dietro al negozio di vernici, e poi all’appartamento: e qui scopro la catastrofe. Jack non ha capito un beato cazzo di quello che ci siamo detti.
Nella casa, i proprietari guardano intimiditi Jack che, con una sigaretta in mano dirige due operai con assi di legno, seghetto e cemento stanno applicando uno zoccoletto di legno in tutta la stanza, tra i muri e il soffitto. Non lo volevo, ma d’altra parte anche se non l’avevo chiesto, lo zoccoletto appariva nella foto dell’appartamento di Shanghai, e quelli l’hanno copiato pari pari. E’ anche bello lo zoccoletto, sennonché Jack chiede 800 kuai per pagare gli operai e altri 240 per lo zoccoletto. Seguono due ore di discussione alla cinese tra Jack, i due operai cinesi – torso nudo e sigaretta in mano – Joe e Rebecca, mentre io e i proprietari assistiamo incerti ad ogni nuova mossa: urla, minacce, dita puntate al viso, lamenti, suppliche, lezioni di morale. Jack non ha capito un assoluto cazzo di tutto quello che ci siamo detti, e testardamente non vuole cedere su nulla, e prende Joe per sfinimento. Alla fine gli operai abbassano il prezzo, e Jack accetta di pagare 40 simbolici yuan di tasca propria. Gli altri 800 li metto io. Rebecca stila un contratto su due piedi e zittisce tutti leggendolo, traducendolo,e facendolo firmare ai presenti. Joe commenta che Jack non è in malafede, è genuinamente cretino e credeva di fare del bene, solo che non ha ascoltato quello che ci siamo detti in due ore la mattina stessa.
Il giorno dopo la mia camera è finita. Non è male, anzi, soprattutto dopo che faccio rifare i contorni delle porte e del calorifero da capo. Alla fine sono tutti contenti, Gli operai prendono i soldi e se ne vanno, Jack corre a vedere un altro cliente, Irene venuta a tradurre apprezza un po’ tutto l’appartamento; mercoledì farà un salto per controllare l’arrivo dei mobili. Salutiamo i padroni di casa. Tra una settimana, comincerò a vivere qui.
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