2008-07-23

Il Vento

“Sotto il cielo di Dublino, Cairo, Bogotà e Pechino

C’è già il motivo per vivere.”

Il Cielo è vuoto o il cielo è pieno, da “Buon compleanno, Elvis!”, Ligabue (1995)


Dei cieli e del vento di Pechino hanno cantato in tanti, ma non si possono immaginare se non si sono visti. Ci sono giorni in cui il cielo è di un blu tanto intenso che sconvolge, non c’è una nuvola, non c’è un accenno di foschia, è come avere un enorme vuoto sopra la testa, e se lo si guarda a lungo sembra quasi di scivolarci, caderci dentro, in questo vuoto celeste e infinito.

Sono i giorni in cui fischia il vento del Nord, un vento gelido che sferza la terra senza pietà, che piega gli alberi, soffia via gli ombrelli, straccia le tende delle finestre, copre ogni suono con il suo ululato furioso, una forza della natura che non si cura degli uomini e delle loro meschine vicende. Ma è un vento che, se lo sai apprezzare, ti sa accarezza, in un suo modo rude ma cordiale, ti protegge dalla calura del sole troppo forte, troppo luminoso, rinfresca la tua pelle, riempie i tuoi abiti e gioca con i tuoi capelli.

La gente che non lo capisce, troppa gente, si rifugia nella case, mortificata da quella tramontana tartara che, prendendosi gioco dei pavidi, picchia alle loro finestre e sbatte le porte, ridendosela di chi crede di sfuggire alla steppa barricandosi in un grattacielo di ventro e cemento.

Io invece rimango nella strada, abbraccio il mio Vento che, con una carezza affettuosa e irruente, mi sposta di un passo, ascolto il suo sussurro e il suo canto, me lo godo lasciando che trascini almeno il mio spirito verso l’alto, verso quel cielo infinito e blu che sta sopra di me, elevandomi verso luoghi nuovi, meno piccoli, meno prigionieri di mille sciocchezze così terrene.

Sono le giornate di Vento, quelle in cui il cielo è blu come un drappo di seta srotolato sopra la città, che mi ricordo del perchè il mio corpo, il mio cuore, la mia pelle amano Pechino. Le parole non bastano a descrivere la profonda fisicità di queste sensazioni.

Ma io qui mi sento libero, come in nessun altra terra di sono ancora sentito.


“Sono il Vento, sono libero... come il Vento”

Il Vento, da “Pirata”, Litfiba (1989)

2 commenti:

Salvietta ha detto...

ti leggo da quasi un anno...questo post mi ha fatto venire i brividi. Oltre a farmi decidere definitivamente di pianificare un viaggietto, l'ennesimo:-)

Un'altra emigrante

LaBizzara ha detto...

"Marco Polo è il vento
Che spinge il suo cammino"

I Punti Cardinali, da "Marco Polo", Flavio Giurato (1984)


valerio