2008-02-11

Distanza

E’ il pomeriggio del 3 gennaio 2007, e mi sveglio con una bella luce luminosa che filtra dalla tenda. Tra le mie braccia dorme la mia Dandan. C’è silenzio. Nella camera di fianco non c’è nessuno, perché i miei genitori sono partiti stamattina per l’Italia, dopo tre settimane di permanenza in Cina dove ho dovuto seguirli ad ogni passo per superare la barriera linguistica e culturale di questo Paese. Questa sera, anche il mio Amore partirà per tornare a casa, e non la vedrò per più di un mese.

E’ allora che la tensione mi cala e improvvisamente mi rendo conto del vuoto che mi aspetta da lì a poche ore. Non ho avuto molto tempo di pensare a me stesso in queste settimane, di fermarmi e ragionare su tante cose, ma ora mi rendo conto che, con la partenza di tutti quanti, mi casca addosso una fottutissima emotività a lungo repressa. Il silenzio della casa mi disorienta, il pensiero dell’abbraccio ai miei, all’aeroporto, e delle regolari lacrime di mia madre mi ferisce. Mi rendo conto improvvisamente che, per quanto sia felice a Pechino, i miei genitori stanno a Milano, Dandan a Chengdu, e tanti buoni amici sparsi per il mondo, un po’ ovunque tranne che qui.

Un momento di panico, causato dalla domanda – che ci faccio io, poi, qui? – lascia per fortuna traccia alla serenità. La risposta la so: qua sono quello che voglio essere. Anche se adesso sono solo, non ho paura, né voglio scappare verso il conforto di qualcuno. In questo luogo sono felice, un bel po’ più di quanto lo ero a Milano o a Shanghai, sono felice di quello che ho fatto e quello che sto facendo. Soddisfatto di dove sono arrivato e di dove sto andando. Lavoro dignitosamente, mi mantengo da solo, ho una casa mia e una vita mia. Sono padrone di me stesso, libero nel corpo e nella mente, senza vergognosi compromessi dettati da una supposta necessità, da bisogni emotivi o da improbabili doveri morali.

E anche se fa male veder partire tutti, sapere che le persone a cui vuoi bene son lontane, è proprio perché vuoi loro bene, perché hai rispetto per loro e per te stesso, che decidi di non seguire i loro consigli, e stare dove stai. Perché qui sei libero, come il vento che spira l’inverno dal Nord.

1 commento:

Umbe ha detto...

Seriamente, grazie per questo post...