2008-02-03

Neve

Nell’inverno asciutto della steppa le nevicate sono rare, speie quelle abbondanti, ma solitamente accade che, un paio di volte l’anno, Pechino sia imbiancata. E’ una Pechino speciale quella bianca – sembra ancora più lenta, più pigra, in alcuni luoghi antichi ancora più addormentata sotto il peso del suo passato, avviluppata in un silenzio solenne testimone di Storia.

Porto con i miei al Parco di Jingshan, sempre e comunque frequentato da innumerevoli pensionati, e insieme scaliamo la china, i vecchi scalini resi pericolosi dal ghiaccio, e i pini e i bambù imbiancati. Sulla sommità del monte, ci godiamo la vista di una città grigia e bianca, di parchi fatti di alberi spogli e laghi completamente ghacciati, in cui molte barche giacciono intrappolate, e su cui alcune persone, grosse come formiche, pattinano. I tetti ricurvi della Città Proibita sono bianchi e gialli e formano una simmetria piacevole, mentre in lontananza le forme di piazza Tian’anmen appena si intravendono nella nebbia che sta salendo.

Scendiamo per il sentiero tortuoso, passando un vecchio cancello d’epoca Yuan, quindi i palazzi di Di’anmen progettati da Liang Sicheng, e torniamo indietro al fossato della Città Proibita, oggi circondata di bianco. Il sole scende, la bruma si infittisce, e noi chiamiamo un taxi. Fuori dal finestrino scorrono scene di una fredda giornata di neve, così tranquilla, così affascinante, a Pechino.

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