2008-02-15

Cristiani in Cina

L’incontro con la donnina dell’ascensore, con la foto del papa Ratzinger, mi ha in qualche modo colpito, e così mi sono messo a indagare sulla presenza cristiana in Cina. Ne son venute fuori, di cose, e non avete idea in Italia di quanto siete disinformati sull’argomento (non solo male informati, badate bene, intendo proprio attivamente disinformati dalla vostra propaganda vaticana).

Ma andiamo con ordine: quand’è che il Cristianesimo è arrivato in Cina? Qualcuno dice tramite San Tommaso Apostolo, che avendo già convertito l’India, avrebbe fatto un viaggetto nella Cina degli Han, per poi tornare indietro e farsi seppellire vicino Madras. Poco probabile. Altri dicono che sia stato San Bartolomeo Apostolo, che tra l’Armenia e Lipari fece una deviazione, la prese larga, probabilmente sbagliò strada (credibile, vista la segnaletica del tempo) e finì per passare da Celeste Impero. Vabbé.

Fonti storiche più serie dicono che i primi cristiani in Cina ci arrivarono tramite la Via della Seta verso il IV sec., e poi aderirono alla tradizione nestoriana, ma di strada non ne fecero mai molta, rimasero per lo più confinati alle regioni del Nordovest e consiedrati anche un po’ barbari a causa della loro origine non-Han. Più tardi arrivarono i Cattolici, tramite varie missioni papali che cercavano il Prete Gianni e trovarono invece il Gran Khan mongolo, che per loro aveva una certa simpatia in quanto non-Han. Quasi per certo, sotto i mongoli, a Yangzhou e in altre aree c’erano nicchie di mercanti veneziani, genovesi e d’altre repubbliche marinare, con famiglie al seguito, e senz’altro preti, chiese e cimiteri.

Quando i Ming salirono al potere però furon dolori, e cominciò la “pulizia culturale” contro l’influenza straniera, che spazzò via, oltre ai mongoli, anche tutte le sette, le religioni e le minoranze considerate “non abbastanza cinesi”. E qui i cristiani diventarono fuorilegge: ma si sa, le persecuzioni d’ogni tempo han fatto solo la fortuna dei cristiani; mentre i Nestoriani praticamente scomparvero, con l’aiuto di tanti missionari i cattolici prosperarono e riuscirono anche, dopo qualche generazione, a farsi dichiarare legali. In questo periodo arrivarono anche i protestanti, che volevano la loro fetta di anime cinesi, con un bel po’ di aiuto finanziario da parte dei Paesi del Nordeuropa e degli Stati Uniti.

All’inizio fu dura, ma batti che ti ribatti arrivò il momento dei cristiani, quando la dinastia Ming fu soppiantata dai Manciù, ben più tolleranti e, con la decadenza dell’Impero, l’indebolimento dell’autorità imperiale e la piaga dell’oppio, si sentì il bisogno di spiritualità e ci fu un’esplosione di conversioni. Qualcuno andò anche troppo in là, come un signore chiamato Hong Xiuquan nel 1837, in seguito a una forte febbre che gli diede delle visioni, si proclamò figlio di Dio e fratello minore di Cesù Cristo e dichiarò di aver ricevuto la missione di purificare la Cina dall’idolatria. Nel 1851 dichiarò il Regno del Padre in Terra (Taiping Tianguo, 太平天国), con alcune decine di migliaia dei fedeli schiacciò un battaglione imperiale e comnciò a conquistare la Cina, imponendo leggi draconiane contro tutti i comportamenti viziosi, quali prostituzione, gioco d’azzardo, alcool, tabacco, oppio, schiavismo, poligamia, ecc. Nulla lo fermò fino al 1864 quando, ormai padrone di mezza Cina, fu avvelenato dai suoi seguaci durante l’assedio di Nanchino. Giorni dopo l’esercito imperiale, alleato a un plotone internazionale, entrò in città e cominciò la mattanza di tutti quelli che erano suoi seguaci.

Da allora in poi in Cina il Cristianesimo e i missionari non furono ben visti, nonostante tutti i sopravvissuti avessero avuto cura di dichiarare Hong Xiuquan eretico. I preti cristiani vennero assimilati a qualli buddhisti, ovvero, nell’immaginario comune cinese, dei “predica bene e razzola male”, dei bacchettoni repressi che di notte si ubriacano, violentano vergini e toccano i bambini. Qualche volta ci scappò il morto, ma mai tanti quanti nel 1899, quando la rivolta dei “Pugni della Giustizia e della Concordia” (Yihequan, 义和拳), anche detti Boxer, che inspirati dal grande Buddha del futuro decisero di spazzare via tutti i preti e i loro fedeli, sia stranieri che cinesi, dalla Cina. I Boxer vennero sconfitti, ma non prima di aver sterminato tanti ma tanti cristiani.

Le acque si calmarono quando qualche anno dopo venne fondata la Repubblica di Cina, e il Presidente eletto e principale promotore della democrazia, il Dott. Sun Zhongshan (anche detto Sun Yat-sen perché era cantonese) guarda un po’ aveva studiato in Europa ed era un convertito protestante. Ma quelle stesse acque si misero molto male qualche anno dopo, quando al potere ci andò invece il Sig. Mao Zedong, la cui posizione religiosa era molto vicina a quella di Karl Marx. Tanto vicina che nel 1949 espluse i missionari e nel 1966 fece chiudere tutte le chiese e mandò i preti a imparare dai contadini, e solo dal 1979 i luoghi di culto vennero di nuovo, lentamente, aperti. Solo che, per evitare che sorgesse un ennesimo capo religioso che voleva ribaltare il Paese in nome di qualche ideale, tutti i vescovi (come del resto gli abati buddhisti, i maestri taoisti e gli imam islamici) dovevano essere nominati dal Partito Comunista.

I protestanti non protestarono, gli ortodossi avevano poco da lamentarsi, che in Russia si stava peggio, ma i cattolici alzarono la voce. Questa cosa dei vescovi nominati dal potere politico laico non si vedeva dai tempi di Ottone di Baviera e i suoi parenti del Sacro Romano Impero. Quindi i cattolici si divisero in due – quelli che accettavano i vescovi di Pechino, ovvero l’Associazione Cattolica Patriottica Cinese, e quelli che invece volevano gli anti-vescovi di Roma, promossi da preti-spia infiltrati a evangelizzare le masse cinesi, i ribelli Cattolici Romani che si riuniscono in chiese segrete sottoterra o in case private.

Ad oggi è difficile stimare quanti cristiani ci siano in Cina: il governo dice 4 milioni di Cattolici (Tianzhu Jiao, 天主教) e 10 milioni di Protestanti (Jidu Jiao, 基督教). Qualcuno più obiettivo dice semplicemente 54 milioni in totale, 39 milioni i Protestanti e 14 milioni i Cattolici, più un generico milione di ortodossi e altri gruppi più o meno eretici. Mica pochi, anche se su una popolazione di 1,3 miliardi. Si può certo affermare che il Cristianesimo ormai appartiene alla cultura cinese: furono i cristiani a fondare in Cina i primi ospedali, a formare i primi infermieri, ad aprire le prime scuole moderne, ad abolire la fasciatura dei piedi, la schiavitù dei servi, nonché a lanciare l’idea del lavoro volontario a scopi di carità e la distribuzione di cibo ai poveri. Furono strenui oppositori del traffico dell’oppio e molto fecero per curare coloro che ne erano dipendenti. Esiste ormai una meravigliosa arte religiosa – un’amica ha un negozio che vende intagli in legno, con scene di natività cinesi, e persino un’arca di Noè fatta a giunca e trasportata da un drago.

Una storia locale antica, un bel contributo a una civiltà così importante, non ammettono in alcun modo certi giudizi per cui il Cristianesimo sarebbe una “religione straniera”. Discutibile invece la diatriba tra Roma e Pechino sull’elezione dei vescovi – entrambe le parti hanno le loro buone ragioni, quindi confido che un giorno si metteranno d’accordo. Grazie al Cielo sia il Vaticano che la Cina sono abbastanza antichi da comprendere perfettamente che i cambiamenti, per essere efficaci, richiedono tempo e cura, e nessuno dei due ha fretta di portare a casa un risultato di facciata.

L’altro giorno ero in ascensore e c’era la donnina ribelle Cattolica Romana che mi guardava. Le ho sorriso, e lei dal libretto delle preghiere ha tirato fuori un’immaginetta di Gesù Cristo, con una preghiera scritta in cinese. Mi ha fatto tenerezza, l’ho ringraziata e l’ho vista felice. Chi l’avrebbe mai detto che, per riconciliarmi con quella fede che tanto ho odiato da adolescente, avrei dovuto venire in un Paese ufficialmente ateo e comunista? Forse il mio odio non è mai stato contro la religione, ma contro il potere e la sua sfacciata propaganda beghina. O forse è solo il mio amore per gli anacronismi che mi fa provare simpatia verso questi rivoluzionari seguaci del Papa. Certo è, che la Cina è un Paese ben strano e diverso dall’Italia!

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