Ne ho viste tante di facce, nei due e più anni che ho vissuto a Pechino. Ma il mio tempo di permanenza sta superando una lunghezza critica, e chi è arrivato nel mio stesso periodo comincia ad andarsene. Il Genio è in Germania con una figlia, Dom è tornato in Australia per dare l'esame da avvocato, Viola è in partenza per la Svizzera dove ha trovato un lavoro migliore, Benjamin è stato rimpatriato forzatamente negli USA, Federico e Irene sono tornati in Italia, logorati dalla Pechino che si prepara alle Olimpiadi.
La Cina non è un Paese facile, ed è per questo che pochi stranieri ci vivono a lungo. Difficile trovare qualcuno che sta per più di tre, quattro anni, e che potendo andarsene rimane. E’ un Paese che, alla lunga, ti logora i nervi. Molti giovani vengono in Cina per fare curriculum, senza una reale passione per questo luogo, ed è normale che, dopo un tempo minimo di esperienza lavorativa, dicano addio.
La conseguenza è che Pechino, pur essendo la città in Cina dove in media la permanenza degli stranieri è più lunga, rimane un porto di mare con continui arrivi e partenze. All’inizio è divertente, si conosce tantissima gente, ed è facile stringere amicizie anche profonde con gente che, come te, si trova sola e catapultata dall’altra parte del Mondo. Ma poi, più il tempo passa, più ti accorgi che la gente va e viene, e non si può contare su nulla per sempre. Mano a mano che i vecchi amici scompaiono, le profondità dei rapporti diminuisce, con la consapevolezza che tutto dovrà finire a breve. Uscire con i nuovi arrivati, che se la ridono di come parlano inglese i camerieri e parlano del mercato di Panjiayuan come la frontiera della Cina misteriosa, non ha senso. Gli amici diventano conoscenze, le conoscenze diventano contatti di lavoro, e la vita sociale diminuisce fino alla sconfitta morale definitiva, ovvero la prostrazione quotidiana sul divano, in fronte all’altare del dio DVD.
Non è facile accettare la situazione. Molta gente se ne va in branchi: parte un membro del gruppo, e gli altri seguono a ruota in prenda a disorientamento sociale. D’altra parte, se le persone cambiano ma la tua vita rimane la stessa, c’è parecchio da annoiarsi. Meglio il contrario, tener gli amici vicini e cambiare casa e lavoro tantopiù che, al contrario di quanto si immagini, non sono in molti ad essere professionalmente realizzati in Cina, specie i giovani.
E chi è qui da anni e anni, come fa? Qualcuno, e nello specifico chi ha fatto i soldi, si isola nell'ambiente espatriato della bella vita, tra ricevimenti e incontri al club. Qualcun altro ha trovato il suo ambiente tra i cinesi: su loro puoi contare, non se vanno facilmente dal loro Paese; ma al tempo stesso sono diversi, troppo diversi. Anche Dandan, che ha studiato all'estero e vive con me, comincia a sentirsi a disagio con molti di loro – troppo chiusi mentalmente, troppo rigidi, con delle abitudini incompatibili. Per i suoi coetanei, uscire a cena alle 6.30 e tornare a casa per le 9.30-10.00 è già una botta di vita che non riescono a reggere per più di una volta al mese. Le conversazioni dei trentenni vertono principalmente su problemi di salute (e soluzioni della nonna Wang basate sulla medicina cinese) e sulla pianificazione economica della famiglia (stipendio, mutuo per la casa, automobile, costo dei figli, ecc.).
Io e Dandan ci ancoriamo a noi stessi, passano la maggior parte del nostro tempo in due, sforzandoci di uscire ogni tanto, per una cena o una bevuta, un concerto, o una gita in qualche parte della città inesplorata. Sono tempi duri, e cerchiamo di resistere fino a che qualcosa cambi, e una soluzione spunti da sola.
Per fortuna, non dovremo attendere a lungo. Una nuova ondata di persone, conosciute e non, sta per arrivare a Pechino, e la nostra vita sociale finalmente si darà una mossa.
La Cina non è un Paese facile, ed è per questo che pochi stranieri ci vivono a lungo. Difficile trovare qualcuno che sta per più di tre, quattro anni, e che potendo andarsene rimane. E’ un Paese che, alla lunga, ti logora i nervi. Molti giovani vengono in Cina per fare curriculum, senza una reale passione per questo luogo, ed è normale che, dopo un tempo minimo di esperienza lavorativa, dicano addio.
La conseguenza è che Pechino, pur essendo la città in Cina dove in media la permanenza degli stranieri è più lunga, rimane un porto di mare con continui arrivi e partenze. All’inizio è divertente, si conosce tantissima gente, ed è facile stringere amicizie anche profonde con gente che, come te, si trova sola e catapultata dall’altra parte del Mondo. Ma poi, più il tempo passa, più ti accorgi che la gente va e viene, e non si può contare su nulla per sempre. Mano a mano che i vecchi amici scompaiono, le profondità dei rapporti diminuisce, con la consapevolezza che tutto dovrà finire a breve. Uscire con i nuovi arrivati, che se la ridono di come parlano inglese i camerieri e parlano del mercato di Panjiayuan come la frontiera della Cina misteriosa, non ha senso. Gli amici diventano conoscenze, le conoscenze diventano contatti di lavoro, e la vita sociale diminuisce fino alla sconfitta morale definitiva, ovvero la prostrazione quotidiana sul divano, in fronte all’altare del dio DVD.
Non è facile accettare la situazione. Molta gente se ne va in branchi: parte un membro del gruppo, e gli altri seguono a ruota in prenda a disorientamento sociale. D’altra parte, se le persone cambiano ma la tua vita rimane la stessa, c’è parecchio da annoiarsi. Meglio il contrario, tener gli amici vicini e cambiare casa e lavoro tantopiù che, al contrario di quanto si immagini, non sono in molti ad essere professionalmente realizzati in Cina, specie i giovani.
E chi è qui da anni e anni, come fa? Qualcuno, e nello specifico chi ha fatto i soldi, si isola nell'ambiente espatriato della bella vita, tra ricevimenti e incontri al club. Qualcun altro ha trovato il suo ambiente tra i cinesi: su loro puoi contare, non se vanno facilmente dal loro Paese; ma al tempo stesso sono diversi, troppo diversi. Anche Dandan, che ha studiato all'estero e vive con me, comincia a sentirsi a disagio con molti di loro – troppo chiusi mentalmente, troppo rigidi, con delle abitudini incompatibili. Per i suoi coetanei, uscire a cena alle 6.30 e tornare a casa per le 9.30-10.00 è già una botta di vita che non riescono a reggere per più di una volta al mese. Le conversazioni dei trentenni vertono principalmente su problemi di salute (e soluzioni della nonna Wang basate sulla medicina cinese) e sulla pianificazione economica della famiglia (stipendio, mutuo per la casa, automobile, costo dei figli, ecc.).
Io e Dandan ci ancoriamo a noi stessi, passano la maggior parte del nostro tempo in due, sforzandoci di uscire ogni tanto, per una cena o una bevuta, un concerto, o una gita in qualche parte della città inesplorata. Sono tempi duri, e cerchiamo di resistere fino a che qualcosa cambi, e una soluzione spunti da sola.
Per fortuna, non dovremo attendere a lungo. Una nuova ondata di persone, conosciute e non, sta per arrivare a Pechino, e la nostra vita sociale finalmente si darà una mossa.
2 commenti:
A very good description of the coming and going of people in Beijing, and the difficulty to make meaningful encounters on this basis.
I loved your description of the lurou huoshao ...
Ciao,
Ronan
Grazie!
Posta un commento