Dandan arriva a Pechino la sera del 23 di dicembre, dopo un’altra giornata di lavoro. Come al solito, la ricevo all’aeroporto, e la accompagno a casa. Ma a casa mia ci sono i miei, ed ecco l’incontro ufficiale. I miei sono nervosi, sospettosi, la riempiono di domande. Anche lei è nervosa, ma risponde a tutto col sorriso sulle labbra. Io faccio da traduttore smorzando tutti i toni per migliorare la comunicazione. Un’ora e mezza dopo è fatta, l’esame superato. Si va a letto.
Con i genitori nella camera affianco e le pareti di carta velina non è facile fare l’amore, ma d’altra parte più di un mese di separazione ci rende pronti a qualsiasi cosa. E’ una notte speciale, in cui ancora una volta raggiungo quello stato di coscienza che è un gradino sulla scalata della samadhi.
E poi, il giorno dopo è la vigilia di Natale. A sera, abbandoniamo i miei genitori e usciamo. Ho chiamato inutilmente Marino per prenotare due posti al suo ristorante, ma dato che non risponde, tanto vale cambiare programma. Una telefonata a Piero risolve tutto. E allora via, all’Aperitivo, per brindare con un bicchiere di prosecco al nostro Natale. Il locale è quasi vuoto, a parte qualche tavolo di giovani donne single e un italiano che fa a gara di chupiti con Stefano. Io e Dandan sediamo vicini al vetro che separa dal giardino, fronte contro fronte, i bicchieri che tintinnano scontrandosi in un brindisi.
“Sai” le dico “sono un po’ spaventato. Il Natale non è una festa per gli innamorati, ma una festa per le famiglie. Ma non è un caso che io la stia passando con te. Perché mi rendo conto solo ora che un giorno io e te potremmo essere una famiglia”
Lei mi sorride, trova divertenti le mie paure da uomo. Mi bacia. Un ultimo sorso di prosecco e poi via, verso la Dolce Vita, dove ci attende la nostra cena. E’ la prima volta che vedo il ristorante di sera, e non mi aspettavo che fosse così romantico: ci sono candele ovunque, e rimane un solo tavolo libero, in un angolo discreto. Piero è nervosissimo, in completo grigio gira tra i tavoli controllando che nulla sia fuori posto. Ci fa accomodare tenendo la sedia a Dandan.
“Ora capisco perché aspettavi tanto la tua ragazza” mi dice, nel suo accento pistoiese “complimenti, davvero una gran bella figliola”
Faccio fatica a tradurre la cosa a Dandan, ma il complimento mi fa davvero piacere. In effetti è la ragazza di gran lunga più bella nel ristorante, da far girar la testa agli uomini. Ordino una bottiglia di vino. Siamo entrambi alticci, ma è Natale, non voglio badare a spese.
Il cibo è divino, il servizio ottimo, l’atmosfera eccezionale. La musica in sottofondo, per una volta a Pechino, è perfetta, con canzoni natalizie lente e cullanti.
“Questo è di gran lunga il miglior Natale della mia vita” mi dice Dandan. Secondo la tradizione cinese, la situazione perfetta richiede tre condizioni: il momento perfetto (天时), il luogo perfetto (地利), la persona perfetta (人和). La vigilia di Natale, un ristorante italiano romantico a Pechino, la persona che si ama.
“Questo è la serata perfetta” mi dice.
Le nostri mani si stringono, i nostri occhi si immergono gli uni dentro gli altri. Ci baciamo di nuovo, dolcemente, completamente dimentichi del mondo attorno a noi.
Torniamo a casa tenendoci per mano, entrambi alticci e incredibilmente felici. I miei dormono, la casa è buia e silenziosa. La porta di camera nostra si chiude, e i nostri vestiti scivolano di nuovo a terra.
Facciamo l’amore dolcemente, poi disperatamente, poi gioiosamente, come se il tempo non avesse più significato. Sì, questa è la serata perfetta. L’oblio ci copre abbracciati, tirando il sipario su una notte perfetta, la nostra prima Vigilia di Natale assieme.
2 commenti:
beato te, ragazzo mio!
peccato che di uomini che ragionano come te ce ne sono rimasti pochi.
Ale
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