2007-08-17

Vita d’Ufficio


I miei colleghi cinesi di Pechino hanno il loro ufficio piuttosto lontano da casa mia. Non fa nulla, perché tanto non ho mai avuto intenzione di tenere stretti contatti, conoscendo la generale inettitudine e incapacità di costoro. Per meglio spiegare la mia posizione, diciamo che il proprietario dell’azienda partner della mia, 15 anni fa, era un comune artigiano della Cina centrale, e oggi è il ventisettesimo uomo più ricco della Cina. Non vogliamo entrare nel dettaglio di come abbia fatto tutti questi soldi, quel che ci interessa è che nella sua azienda, che conta 16.000 dipendenti, non si viene assunti per bravura, ma per fedeltà. E si dà il caso che il 90% delle persone con cui entro in contatto io siano del villaggio del capo, o comunque della zona circostante, e che alla fin fine ci sono un sacco di cognomi tipici della zona che si ripetono. Sono tutti Zhu oppure Ruan. Tutte brave persone, beninteso, fedeli ciecamente al padrone. Il fatto è che sono tutti una massa di bifolchi travestiti da manager. Quando un bel giorno la mia azienda mi obbliga a visitare il loro ufficio nella capitale cinese, non mi stupisco più di tanto.

Infatti, l’ufficio vendite HORECA a Pechino di un colosso alimentare da 16.000 dipendenti conta sei persone, di cui quattro residenti. Cosa significa residenti? Che, entrando in questo palazzo anonimo in una zona periferica della città, al 12esimo piano si trova una catasta di cartoni vuoti che indentificano l’azienda. Oltre la porta di metallo un bell’appartamento di 80mq, pavimento in cemento liscio, pareti grigio-nere e coperte di fumo e muffe innominabili. A destra, una delle cucine più sozze che abbia mai visto, il che la dice tutta su delle persone che lavorano con gli alimentari; un’anticamera con due frighi da gelati, tipo Algida, dove si tiene la merce più o meno mescolata alla cazzo. Una stanza scura con tre scrivanie, due computer, un divano lurido, una panta di gomma e una boccia con i pesci rossi, seguita da una veranda dove i panni di molte persone sono stesi, rendendo appunto la stanza buia; un cesso di due metri quadri che condensa tutto insieme lavello, lavatrice, doccia e tazza; e infine la camera da letto, due letti a castello stile caserma, un armadio e una sedia.

Questa piccola reggia è abitata dal North China Sales Manager, il segretario frocio che non sembra mancare mai in queste situazioni e due addetti al camioncino per le spedizioni. Più la moglie del North China Sales Manager, che siccome lui ha solo due settimane di vacanza l’anno, e sta lontano, è venuta a trovarlo e sta qui un mese, cucinando e pulendo allegramente l’ufficio-appartamento con la professionalità di un’aiyi sottopagata.

Il cerimoniale, quando vado in ufficio, circa una volta ogni dieci giorni (meno non riesco) è il seguente. Prendo appuntamento anche se so che comunque mi diranno sì a qualunque proposta e comunque la persona che mi serve non ci sarà. Mi presento, espongo il problema al segretario frocio, visto che il North China Sales Manager non c’è. Costui fa finta di non sapere o non capire, oppure è veramente scemo, e quindi mi fa sedere e mi prepara del tè. Mezz’ora dopo arriva il Manager, che si fa preparare il té e tira fori le sigarette da commerciale (lui non fuma di suo, ma quando vede i clienti offre le sigarette costose e pesantissime) e anche lui fa finta di non sapere o non capire oppure è veramente scemo. O in alternativa nega l’evidenza di qualunque problema.

“Ci sarebbe questo ordine da parte di un cliente importante... “

Mei wenti, è già partito, entro stasera il cliente lo ha”

“No, guarda, la merce parte da Nanchino oggi dopo pranzo, quindi arriverà qui in un paio di giorni se va bene. Quando arriva, mi raccomando... “

Mei wenti, mei wenti, quando arriva ti chiamo”

“Non mi devi chiamare, la devi portare al cliente”

“Va be’, ti chiamo e andiamo insieme dal cliente, così sei tranquillo, ok?”

OK. Tre giorni dopo arriva la merce, non mi chiama e la consegna al cliente sbagliato. In alternativa, non riconosce la merce, la mescola con altra in magazzino e, quando tre giorni dopo lo chiamo, dice che non ha mai ricevuto nulla. Qualunque discussione professionale si arena all’inizio. Non hanno la minima idea di cosa sia un’analisi di mercato, o un report vendite, e nemmeno un budget. Vanno dal cliente e provano a convincerlo a comprare un prodotto che sta sul loro catalogo ma non hanno nemmeno mai assaggiato. Poi se ce l’hanno in magazzino bene, se si sono dimenticati di ordinarlo dalla fabbrica dicono al cliente che momentaneamente sono sprovvisti, ma tra una settimana il prodotto arriva sicuro.

Un giorno arrivo particolarmente presto, ovvero attorno alle 11, e invece di offrirmi il té mi invitano a pranzo. Vorrei dire che ho fatto colazione un’ora fa, ma non capiscono o fanno finta di non capire o comunque non gliene frega nulla, ecco un tavolino da campeggio che appare in camera da letto, e la moglie del North China Sales Manager compare dal suo nascondiglio (non si fa mai vedere se io sono in ufficio) e, con gli occhi a terra, apparecchia e spadella senza risparmiare sull’olio da motore e sulla salsa di soia, fino a portare in tavola una pentola di spaghetti belli spessi, di quelli fatti a mano, conditi con una salsa che è un misto di peperoni verdi piccantissimi, olio di infima qualità, salsa di soia anche peggiore, e senz’altro peperoncino, che comunque disinfetta, o almeno così dicono loro. Il China Manager sta davanti a me sorridente, con la sigaretta pronta, il segretario frocio e sorridente alla mia destra, tutti con piatti, bicchieri, bacchette e sgabelli spaiati. La moglie invece si siede nell’altra stanza e mangia a parte. Il Manager nemmeno la degna di attenzione, né un grazie, né un “ti do una mano”, ma invece lancia sigarette in mia direzione.


Me ne vado disgustato da tanta barbarie. Qualche sera dopo il buon Joe prova a consolarmi: “Nelle campagne cinesi è ancora così, davanti agli ospiti l’uomo dispone e la donna esegue. Ma nella sfera privata è poi la donna che maneggia i soldi e dirige la famiglia”

Sarà caro Joe, ma se questa è la gente delle campagne tanto lodata dal Presidente Mao, siamo messi male. Bifolchi, stupidi, sporchi e maschilisti. Bella gente questa qui. Ma che ci sto a fare io, con questi? Sì mi pagano bene, ho tempo libero, ma quanto vale la mia dignità?

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