E’ il primo di maggio del 2006, e sono a Nanchino per un meeting con il mio capo. In Italia si fa vacanza. Anche in Cina si fa vacanza, la Festa del Lavoratore è internazionale, e in Cina c’è un’intera settimana di vacanza. Ma per noi no, si lavora anche oggi, peraltro senza alcuno straordinario pagato, e ci tocca pure ringraziare. Questa la logica dei brianzoli…
Ma non sono arrabbiato, anzi. Perché oggi gioco la mia carta. Alla fine del meeting, quando il mio capo sembra di buonumore, getto la mia mano a lungo preparata. “Siamo in due a Shanghai, vado una volta al mese a Pechino, ma il tempo per seguire il mercato non basta, e inoltre è una spesa ingente per l’azienda… credo sarebbe proficuo il mio trasferimento”
La risposta è veramente insperata: “Va bene, se pensi sia così, organizzati e parti quando vuoi”
Mi prendo qualche mese, per concludere qualche cosa a Shanghai ed esaurire il contratto con la casa. Non mi sembra vero, è talmente bello che non ho nemmeno fretta di partire, quasi voglio gustarmi lungamente l'attesa. Decido la data: il 5 agosto lascio casa a Shanghai, e la sera stessa entro in casa nuova a Pechino. Ormai è fatta: poker d’assi, il banco sbanca.
E io mi preparo alla partenza.
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