2009-12-12

Propaganda Olimpica


Il padre di Dandan è uno dei pochi che ancora credono fermamente nel Partito Comunista e nella sua missione. Lo zio Cheng ha fatto carriera grazie alla sua fedeltà alla linea di Partito, alla sua comprensione della stessa, e alla sua onestà – è anche uno dei pochi che non ha mai preso mazzette, e lo si capisce dal fatto che, mentre i suoi colleghi vanno al lavoro con la BMW nera guidata dall’autista, lui non ha l'autista e nemmeno la macchina, considera il taxi un lusso poco necessario e si reca in ufficio con il proletarissimo autobus.

Essendo vice-assessore allo sport della provincia del Sichuan, sono anni che la sua coscienza viene bombardata dalla propaganda tremenda per le Olimpiadi. Apriamo una parentesi – la Cina vede le Olimpiadi come una chance di riabilitare la sua fama presso l’opinione pubblica internazionale come Paese moderno, efficiente e amichevole. Per questo tutto per le Olimpiadi deve essere perfetto. Da quando Pechino ha vinto il bando, nel 2002, in tutta la Cina non si parla che di Olimpiadi e soprattutto a Pechino ogni settimana ci sono varie campagne di educazione – l’educazione all’inglese, l’educazione a fare la fila, l’educazione a non sputare, tutte prese seriamente dalla popolazione, anche se la naturale pigrizia mentale dei pechinesi li porta sempre a risultati parziali e non durevoli. Il signor Cheng in questi anni non ha fatto che viaggiare in lungo e in largo e preparare cerimonie varie con delegazioni sportive straniere, la più importante delle quali è stato il passaggio della fiaccola olimpica per le varie località del Sichuan.

Va da sé che qualunque gadget la mente di un cinese possa concepire in relazione alle Olimpiadi e alle sue mascotte, gli adorabili fuwa, lui l’abbia ricevuto in dono dal produttore. Visto che, con tonnellate di paccottiglia, il suo ufficio non può andare avanti, né il signor Cheng saprebbe che farsene, regala tutto quello che riceve, ma riceve talmente tanto che non riesce a regalare tutto. Così, quando arriviamo a Chengdu, ecco che ci accoglie con dei doni, e una frase tipo “Mi hanno regalato questa cosa, pensavo di darla a te... ”. Lo fa con nonchalance, approfittando di ogni momento buono. Appena abbassi la guardia – tac! Ecco che si ricorda che ha proprio una cosa che non usa e voleva darti. Nell’ordine riceviamo: due cappelli con visiera col logo Beijing 2008, una T-shirt con logo Beijing 2008, una T-shirt commemorativa del passaggio della fiaccola olimpica da Chengdu (che accadrà tra circa 4 mesi), una giacca impermeabile con logo Beijing 2008, cinque gagliardetti da parete (uno per ogni fuwa), una collezione di spille Coca Cola ispirate alle Olimpiadi, un’agenda del dipartimento dello sport del Sichuan con il calendario delle città visitate dalla fiaccola, un paio di scarpe Nike originali, due segnalibri in metallo con l’immagine di un fuwa, una chiave USB a forma di fuwa, e un mini-trofeo di alluminio e bronzo a forma di braciere, in cui la fiamma olimpica è rappresentata da una serie di piccole pietre gialle arancioni e rosse incastonate nel metallo, a commemorazione del passaggio della fiaccola dal Sichuan, con allegato dépliant del tragitto e specifiche tecniche della fiaccola alla cinese.

Più altre cose che al momento non ricordo. Però mi ricordo di un momento in cui io, Dandan e il signor Cheng eravamo in cortile, e davanti a noi c’era un cartello con le regole condominiali e in fondo (tanto per cambiare), le immagini dei fuwa.
“A me piace Jingjing” dice Dandan.
“A me piace Nini” dico io. Poi, dopo una pausa in cui tutti e tre guardiamo le adorabili bestiole, io chiedo:
“Mi Nini è maschio o femmina?”
“Secondo me è femmina” dice Dandan.
“Secondo me è maschio, o al massimo gay, la femmina è Beibei” commento io.
Dandan si volta a chiedere a suo padre, la cui saggia parola dirimerà ogni conflitto.
“Mah... ” dice il signor Cheng perplesso, con l'aria di chi risponde a una domanda veramente oziosa “Per come la vedo io, son tutte femmine tranne il panda”.

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