Le Olimpiadi si avvicinano, la Cina ha addosso gli occhi di tutto il mondo, e ben sapendo che gran parte dei piantagrane in Cina sono stranieri, il governo decide che il maggior numero possibile se ne deve andare e stare a casa propria, almeno fino a quando le Olimpiadi saranno finite. Inizia quindi una serie di riforme sulla disciplina dei visti, la prima delle quali autorizza un solo rinnovo del visto turistico o d'affari.
Ora, il 90% degli stranieri che lavorano in Cina è qui con un visto d'affari, che si ottiene semplicemente presentando una “lettera d'invito” a un'ambasciata o consolato straniero. La “lettera d'invito” può essere emessa da qualunque azienda o istituzione di diritto cinese per un costo di bollo di RMB 100. Il visto costa poche centinaia di RMB, si ottiene in una settimana e dura almeno sei mesi con possibilità di entrate multiple, e si rinnova facilmente senza bisogno della lettera d'invito. In più, per chi non ha la lettera d'invito fin dall'inizio o non ha tempo, all'aeroporto di Hongkong ci sono agenzie che sbrigano ogni pratica in mezza giornata e senza bisogno di altri documenti che il passaporto e due fototessere.
Pochi hanno il visto di lavoro, che invece richiede visite mediche, certificati di laurea, documenti dell'azienda in cui si lavora, molte centinaia di RMB, alcune settimane, e soprattutto un contratto di assunzione di almeno un anno. Cosa quest'ultima che, in un mercato dinamico come la Cina, è praticamente impossibile da ottenere. Tutti qui lavorano con contratti a tre o sei mesi, o addirittura come free lance.
Il fatto che il visto d'affari non si possa rinnovare più di una volta significa che moltissime persone dovranno espatriare forzatamente. Qualche settimana più tardi, si viene a sapere che Hongkong non rilascia più visti della durata di un anno, le tariffe sono salite alle stelle, pochi riescono a fare visti in giornata, e tutto il processo diventa sempre più difficile. Tanta gente che vive e lavora a Pechino da anni è disperata: essere buttati fuori così, a meno di un anno dalle Olimpiadi che vengono presentate come una grande festa internazionale brucia, soprattutto quando uno qui ha casa, ha lavoro fisso, ha un partner.
Poi esistono comunque i casi limite: come Benjamin, biondissimo venticinquenne americano del Minnesota che sta qui da almeno un paio d'anni. Vive con la fidanzata Sheila, modella pechinese mezza manciù di 19 anni, non studia e non ha mai avuto un vero lavoro. Ogni tanto disegna a computer, crea siti web, scatta fotografie, scrive poesie, contempla la bellezza dell'universo e cose così. Un giorno lo ferma la polizia e gli chiede il passaporto.
“Signor Benjamin” gli dice uno degli agenti, mentre incredulo osserva il documento “ha notato per caso che il suo visto è scaduto da 550 giorni?”
“Ah, è vero!” dice Ben “è un sacco di tempo che mi ero riproposto di rinnovarlo, ma le regole sono diventate così restrittive che alla fine non l'ho mai fatto”.
Caricato in camionetta, portato a un centro per clandestini dove viene lasciato per 20 giorni, e quindi rispedito in America senza possibilità di ritornare in Cina per i prossimi cinque anni. O almeno, questa è la storia: Benjamin riapparirà mesi più tardi sposato con Sheila, e racconterà di quando era in cella e dormiva su un materasso lurido appoggiato per terra, e la polizia non lo picchiava solo perché era intervenuta l'ambasciata. Persona strana, Ben.
Comunque anche gente normale ha problemi: per esempio la mia collega Alexia, che è qui da molto più tempo di me, e sempre con visto d'affari. Dovrebbe andare in Francia o a Hongkong, ma in entrambi i casi dovrebbe spendere cifre notevoli e assentarsi diversi giorni dal lavoro: si rivolge quindi a Michelle, famosissima “mediatrice” nella comunità straniera pechinese. Ora, se guardate i tanti biglietti da visita di Michelle, leggerete la varietà dei servizi che offre: visti, documenti e quant'altro. Il mio preferito è quello dove lei si presenta come “Visa Consultant”, e immediatamente sotto nome e titolo c'è scritto: “Driving License (without physical examination & test)”. Michelle è la classica imprenditrice trentenne dall'aspetto assolutamente comune, quelle persone che vedi e un attimo dopo dimentichi. Gira sempre con una macchina nera coi finestrini oscurati, guidata da un autista che nessuno ha mai visto. Non si ferma mai più di 15 minuti nello stesso luogo: arriva, consegna o riceve documenti e soldi, sparisce. Anche al telefono non si attarda mai. E' considerata la mafiosa più mafiosa tra quelli che gestiscono il mercato dei visti per stranieri, ma è anche una garanzia. Se Michelle non ci riesce, stai sicuro che non ci riesce nessuno. Infatti Michelle, seppur con alcuni giorni di ritardo, consegna il visto di lavoro rinnovato per la quarta-quinta volta ad Alexia.
“Come noterai” dice Michelle, mentre allunga il passaporto alla mia collega “questo visto non è stato emesso a Pechino. Se qualcuno ti chiede qualcosa, tu di' che la settimana scorsa eri a Qingdao, per affari”.
Niente tempo per domande, Michelle è di fretta.
Così, quando anche il mio visto rinnovato più volte scade, anche io chiamo Michelle. Al telefono è nervosa: “Sai, non è facile di questi tempi fare visti” mi dice. Solo dopo che insisto per qualche minuto, finalmente accetta: vorrei consegnarle il mio passaporto subito, ma il visto scadrà di lì a tre settimane, quindi lei mi suggerisce di ritardare – se il visto ha ancora una durata di qualche giorno, può darsi che lo rifiutino.
Michelle vene a prendere il mio passaporto il 7 settembre. Mi assicura che per il 15, data di scadenza del visto, lo avrò. Passano i giorni, arriva il 14, e non c'è traccia del visto.
“Pronto Michelle, il mio visto?”
“C'è qualche problema, ma è solo questione di tempo. Domani forse arriva”
Invece no. Il 15 settembre sono in Cina e l'unico documento che ho è la fotocopia di un visto scaduto.
“Pronto Michelle, mi è scaduto il visto e non c'è traccia del passaporto!”
“Non preoccuparti, arriva”
“Sì ma nel frattempo cosa faccio?!?”
“Se qualcuno bussa alla tua porta di casa, fai finta di non esserci”
E riattacca. Hen hao...
I giorni passano ancora, e del mio passaporto nessuna traccia. Sedici, diciassette, diciotto settembre... ogni macchina della polizia mi mette in agitazione (e sotto casa mia parcheggia metà della polizia di Dongcheng), ogni persona in divisa mi spinge a cambiare strada. E se mi fermano, cosa faccio? La fine di Ben? Michelle mi consiglia di stare in casa “nascosto”, ma in realtà tutta la città non fa che parlare delle irruzioni della polizia, di solito a tarda sera o all'alba, in cerca di stranieri senza visto. E' capitato ad almeno quattro o cinque persone che conosco, bussano alla porta, buttano le persone giù dal letto e controllano tutti i documenti, commissionando multe salatissime per mancanze di registrazioni e simili. Sono nella paranoia: stare a casa o uscire?
E poi finalmente il 19 Michelle mi contatta: ha il mio passaporto. Viene in ufficio a portarmelo, regolarmente timbrato dall'ufficio immigrazione di Qingdao, durata sei mesi, una sola entrata. Segue solita raccomandazione: la settimana precedente ero a Qingdao per affari. E si raccomanda che io mi registri alla polizia entro 24 ore, ma senza dare dettagli specifici: non devo dire che lavoro, ma che “faccio affari”; del resto, ho un visto d'affari. Mi racconta di un tizio africano che vive nel mio palazzo, che per due giorni di ritardo nella registrazione si è preso 2000 RMB di multa. Non c'è bisogno di spaventarmi ulteriormente: la mattina seguente sono alla polizia insieme alla mia collega cinese, che cerca di spiegare come mai ci sono 4 giorni di “buio” sul mio visto. Io faccio finta di non capire il cinese, e la pigrizia dei poliziotti di quartiere vince. Me ne vado, con la mia bella registrazione regolare: sono a posto, almeno per i prossimi sei mesi. E poi? Non avete idea. Ma questo ve lo racconterò in un post successivo.
2 commenti:
io invece ho il residence permit for foreigner, ho ho ho
è possibile avere maggiori info su questa michelle? telefono o altro per contattarla? potrebbe tornarmi utile tra qualche mese
se possibile contattatemi a steno21@hotmail.it
Thanks
CIAOOO
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