2008-10-05

2 Giugno

Il 2 giugno è la Festa Nazionale italiana, e nelle nostre sedi diplomatiche di tutto il mondo si celebra con un ricevimento a cui è invitata tutta la comunità dei connazionali e un nutrito gruppo di autoctoni che hanno a che fare con essa. Nello specifico, a Pechino la festa si tiene nel giardino della residenza dell'Ambasciatore.


Ricevo il mio invito e decido ovviamente di andarci, se non altro per coltivare un po' di relazioni con le persone presenti e per far vedere a Dandan com'è questo tipo di evento. La festa, beninteso, non è mai un granché: i prodotti sono quasi sempre offerti gratuitamente da qualche azienda o ristorante italiano, l'organizzazione è abbastanza raffazzonata, ma siccome tutti ci vanno è un'ottima occasione per vedersi, salutarsi e scambiare informazioni.


Siccome arrivo dall'ufficio, fa un caldo boia e l'afa uccide, mi presento molto casual, con un paio di jeans leggeri, sandali e maglietta di lino. Vengo accolto all'entrata da una fila di persone – Ambasciatore, moglie dell'Ambasciatore, Primo Console e signora, Generale Responsabile della Difesa e signora, Direttrice dell'Istituto Culturale e signore, tutti a stringermi la mano con sorrisi di plastica. Guardandomi attorno, mi rendo conto che tutti sono estremamente eleganti, e anche quelli più rilassati hanno almeno la camicia. Gli ultimi due sorrisi sono quelli di persone amiche, e nei loro occhi leggo un totale disappunto e rimprovero, del tipo: “Se la situazione non fosse questa ci sarebbe da ridere. Ma come ti può essere saltato in mente di presentarti così?”. Pertanto finita la fila di strette di mano e saluti eseguo un'inversione a U, esco, risalgo sul taxi e torno a casa, onde procurarmi degli abiti più opportuni. Ci sarebbe da vergognarsi, e mi vergogno, ma la situazione è talmente surreale che vaffanculo, non riesco a non ridere ripensando alle facce di tutti quando mi hanno visto.


Nel frattempo chiamo Dandan: “Ciao Amore... ti ricordi quando ti avevo detto che potevi vestirti come volevi? Dove hai detto che sei? Ecco, dì al tassista di tornare indietro, ci vediamo a casa”.


Ci ritroviamo effettivamente all'appartamento, dove lei si mette un bell'abito marrone e io un completo di lino bianco con camicia color caffè. Risaltiamo sul taxi e, grazie alla posizione favorevole di casa nostra, circa 40 minuti dopo siamo di nuovo in ambasciata. A quel punto la fila di diplomatici si è già dispersa e tutti sono intenti a sorseggiare bicchieri di prosecco nel giardino, chiacchierando e sudando come contadini nei loro begli abiti eleganti. Fa un caldo che non si può descrivere, ed eccoli lì, gessato e cravatta, vittime della loro vanità, che boccheggiano impotenti, schiacciati dal clima estivo della metropoli. Io e Dandan ora siamo stra-stilosi e non abbiamo nulla di cui vergognarci (a parte il sudore, ma partiamo avvantaggiati perché gli altri fanno sauna da 40 minuti prima di noi), e ci uniamo alla folla.


Ora, gli italiani si lamentano tutti di queste incombenze, ma poiché si tratta di bere e mangiare gratis e incontrare gente che occorre vedere ma a cui non si vorrebbe dare appuntamento, si presentano tutti. Incontro Linda, Yao Qiong e suo marito Alberto, Stefano l'avvocato, Viola, Federico, Alessio, e altri: Marco, Luca, Luisa, Irene. Tutto sommato non è male questa festa – non tanto in sé ma per il peso che toglie. Fatte le conversazioni, salutate le conoscenze,ascoltati i pettegolezzi personali e d'affari, ciascuno se ne va.


Qualcuno propone una cena in un ristorante di pesce, ma io ho ancora da fare in ufficio: con la scusa opportuna, prendo Dandan e Viola e in pochi minuti raggiungiamo il luogo. Mentre guardo le ultime e-mail della giornata, metto su un po' di musica italiana – Negrita, Afterhours, i vecchi Litfiba – e stappo una bottiglia di Moscato spumante, di quello buono. Viola e Dandan si riempiono i bicchieri, e ondeggiano a ritmo della musica. Rimaniamo a chiacchierare dopo che ho esaurito i miei impegni al computer, finiamo la bottiglia con calma, senza fretta. Tra amici, in una situazione rilassante, con un bicchiere di vino buono e buona musica... cosa serve di più? E' questo davvero il modo ideale di finire una serata così.


2 commenti:

Umbe ha detto...

Ciao, ho appena scoperto il tuo blog.
Io sono tornato in Italia dopo sette mesi a Shenzhen, e leggendo alcuni dei tuoi vecchi post, soprattutto quello del primo ritorno e degli addii, non posso essermi potuto altro che riconoscere. A quanto ho capito hai trovato lavoro lì. Mi manca ancora un po' alla laurea, ma quando sarà tempo, mi dovrai dare consigli su dove cercare.
Ah, piacere, Umberto

Wild Child ha detto...

Piacere!