Il 2 giugno è la Festa Nazionale italiana, e nelle nostre sedi diplomatiche di tutto il mondo si celebra con un ricevimento a cui è invitata tutta la comunità dei connazionali e un nutrito gruppo di autoctoni che hanno a che fare con essa. Nello specifico, a Pechino la festa si tiene nel giardino della residenza dell'Ambasciatore.
Ricevo il mio invito e decido ovviamente di andarci, se non altro per coltivare un po' di relazioni con le persone presenti e per far vedere a Dandan com'è questo tipo di evento. La festa, beninteso, non è mai un granché: i prodotti sono quasi sempre offerti gratuitamente da qualche azienda o ristorante italiano, l'organizzazione è abbastanza raffazzonata, ma siccome tutti ci vanno è un'ottima occasione per vedersi, salutarsi e scambiare informazioni.
Siccome arrivo dall'ufficio, fa un caldo boia e l'afa uccide, mi presento molto casual, con un paio di jeans leggeri, sandali e maglietta di lino. Vengo accolto all'entrata da una fila di persone – Ambasciatore, moglie dell'Ambasciatore, Primo Console e signora, Generale Responsabile della Difesa e signora, Direttrice dell'Istituto Culturale e signore, tutti a stringermi la mano con sorrisi di plastica. Guardandomi attorno, mi rendo conto che tutti sono estremamente eleganti, e anche quelli più rilassati hanno almeno la camicia. Gli ultimi due sorrisi sono quelli di persone amiche, e nei loro occhi leggo un totale disappunto e rimprovero, del tipo: “Se la situazione non fosse questa ci sarebbe da ridere. Ma come ti può essere saltato in mente di presentarti così?”. Pertanto finita la fila di strette di mano e saluti eseguo un'inversione a U, esco, risalgo sul taxi e torno a casa, onde procurarmi degli abiti più opportuni. Ci sarebbe da vergognarsi, e mi vergogno, ma la situazione è talmente surreale che vaffanculo, non riesco a non ridere ripensando alle facce di tutti quando mi hanno visto.
Nel frattempo chiamo Dandan: “Ciao Amore... ti ricordi quando ti avevo detto che potevi vestirti come volevi? Dove hai detto che sei? Ecco, dì al tassista di tornare indietro, ci vediamo a casa”.
Ci ritroviamo effettivamente all'appartamento, dove lei si mette un bell'abito marrone e io un completo di lino bianco con camicia color caffè. Risaltiamo sul taxi e, grazie alla posizione favorevole di casa nostra, circa 40 minuti dopo siamo di nuovo in ambasciata. A quel punto la fila di diplomatici si è già dispersa e tutti sono intenti a sorseggiare bicchieri di prosecco nel giardino, chiacchierando e sudando come contadini nei loro begli abiti eleganti. Fa un caldo che non si può descrivere, ed eccoli lì, gessato e cravatta, vittime della loro vanità, che boccheggiano impotenti, schiacciati dal clima estivo della metropoli. Io e Dandan ora siamo stra-stilosi e non abbiamo nulla di cui vergognarci (a parte il sudore, ma partiamo avvantaggiati perché gli altri fanno sauna da 40 minuti prima di noi), e ci uniamo alla folla.
Ora, gli italiani si lamentano tutti di queste incombenze, ma poiché si tratta di bere e mangiare gratis e incontrare gente che occorre vedere ma a cui non si vorrebbe dare appuntamento, si presentano tutti. Incontro Linda, Yao Qiong e suo marito Alberto, Stefano l'avvocato, Viola, Federico, Alessio, e altri: Marco, Luca, Luisa, Irene. Tutto sommato non è male questa festa – non tanto in sé ma per il peso che toglie. Fatte le conversazioni, salutate le conoscenze,ascoltati i pettegolezzi personali e d'affari, ciascuno se ne va.
Qualcuno propone una cena in un ristorante di pesce, ma io ho ancora da fare in ufficio: con la scusa opportuna, prendo Dandan e Viola e in pochi minuti raggiungiamo il luogo. Mentre guardo le ultime e-mail della giornata, metto su un po' di musica italiana – Negrita, Afterhours, i vecchi Litfiba – e stappo una bottiglia di Moscato spumante, di quello buono. Viola e Dandan si riempiono i bicchieri, e ondeggiano a ritmo della musica. Rimaniamo a chiacchierare dopo che ho esaurito i miei impegni al computer, finiamo la bottiglia con calma, senza fretta. Tra amici, in una situazione rilassante, con un bicchiere di vino buono e buona musica... cosa serve di più? E' questo davvero il modo ideale di finire una serata così.
2 commenti:
Ciao, ho appena scoperto il tuo blog.
Io sono tornato in Italia dopo sette mesi a Shenzhen, e leggendo alcuni dei tuoi vecchi post, soprattutto quello del primo ritorno e degli addii, non posso essermi potuto altro che riconoscere. A quanto ho capito hai trovato lavoro lì. Mi manca ancora un po' alla laurea, ma quando sarà tempo, mi dovrai dare consigli su dove cercare.
Ah, piacere, Umberto
Piacere!
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