2008-04-04

Cognomi

In Cina le persone si chiamano tra loro in maniera completamente diversa dagli europei: anzitutto il cognome viene prima del nome, a sottolineare l’importanza del primo sul secondo; nella società cinese tradizionale, infatti, la famiglia è sempre stata l’unità base per la vita pubblica, e la maggior parte delle leggi in vigore non prendevano nemmeno in considerazione l’individuo. Le famiglie facevano contratti, le famiglie commettevano crimini e venivano punite, le famiglie costituivano un villaggio. L’individuo esisteva solo nella sfera privata, e infatti usava due nomi propri diversi, uno pubblico e uno privato, usanza questa che si è persa con la fine dell’Impero.

Il nome proprio è dato a piacere, formato da uno o due caratteri scelti in modo da creare un significato piacevole, con una varietà incredibile. Il nome del resto è unico, e non si dà mai lo stesso nome a due persone imparentate, come invece si usa da noi all’interno delle stesse famiglie.

Il cognome varia meno, si eredita dal padre e si mantiene fino alla morte, e le donne lo mantengono anche dopo il matrimonio. Esiste un gran numero di cognomi che hanno origini antichissime, e vari studiosi hanno provato a darne una catalogazione, quasi sempre senza riuscire ad esaurire l’argomento sterminato. I cognomi hanno solitamente un carattere, anche se alcuni ne hanno due e talvolta i membri di minoranze etniche ne hanno fino a quattro.

Il cognome ha sempre avuto un significato importante in Cina e ha unito le persone con legami fortissimi per tutta la storia, dai suoi albori sino alla Rivoluzione Culturale, quando si fece di tutto per cancellare il familismo della società. In passato i cinesi distinguevano tra xing (姓), famiglia, e shi (氏), clan, ovvero l’insieme delle famiglie con lo stesso cognome. Col tempo la differenza si è persa. In taluni periodi storici famiglie e clan hanno raggiunto poteri estremamente elevati, al punto da amministrare aree del Paese, controllare città in modo legale o illegale, e persino controllare o usurpare il trono degli imperatori inserendo i propri membri nell’amministrazione imperiale.

Le origini dei nomi sono le più disparate, e quasi ogni cognome ha una leggenda che ne spiega le origini. Molti di essi hanno anche una poesia legata alla casata, che funge da motto per esprimere valori e le ambizioni della famiglia. Fino agli anni ’70 era diffusissima la tradizione d imporre un carattere di questa poesia nel nome dei membri di una generazione. Quelli della generazione successiva avrebbero ricevuto il carattere successivo nella poesia, e così via, i modo da rendere seplice riconosce il grado di parentela all’interno di gruppi familiari molto estesi, e stabilire le gerarchie sulla base della vicinanza agli antenati.

Ora però viene la parte divertente: nel corso della storia alcune famiglie si sono espanse notevolmente grazie all’assorbimento di famiglie minori, mentre altre sono scomparse a causa di guerre, epidemie o persecuzioni, quando appunto gli editti imperiali colpivano tutti quelli che portavano lo stesso cognome, e per sopravvivere era necessario adottare nomi nuovi. E così nel ventesimo secolo il 50% dei cinesi nel Mondo condivide dieci cognomi. Zhang (张) Wang (王), Li (李), Zhou (周) e Liu (刘) sono quelli più comuni, con circa 100 milioni di membri ciascuno. Il 75% dei cinesi condivide 100 cognomi. Il restante 25% invece spartisce le restanti centinaia.

Il padre di Dandan, che è persona di grande cultura, esaurisce tutte le mie domande e mi illustra la storia della sua famiglia, i Cheng (程), che secondo il censo più recente sono la 27esima famiglia più numerosa, con alcuni milioni di membri. E, con grande stupore mio e di Dandan, mi rivela che il mio cognome, Kuang (旷), è effettivamente un cognome storico appartenente a una famiglia minore. A memoria cita il nome di un generale dell’Armata di Liberazione Popolare che combatté i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Si mobilita così la famiglia in cerca di ulteriori informazioni. Il padre di Dandan torna a casa dall’uffico, il giorno successivo, con diverse pubblicazioni sull’argomento ma, ahimé, la famiglia Kuang è talmente poco numerosa da non destare l’attenzione della stampa. Il signor Cheng mi fa dono di una figura a colori, inserto della versione di Focus cinese, che tramite la raffigurazione di un albero elenca le casate cinesi secondo l’origine. Nessuna traccia della mia. La sera stessa però, navigando su internet, scovo una pagina interessante che pare tratti l’argomento. La mostro a Dandan che imbarazzata mi spiega che il cinese è talmente aulico e letterario che lei non è in grado di leggerla. Chiamiamo quindi il signor Cheng, che si siede al computer, inforca gli occhiali, e chiede alla figlia di tradurre le sue parole in inglese.

A quanto pare il cognome Kuang nasce ai tempi della dinastia Tang, quando un certo Huang Xian, discendente di feudatari già dalla dinastia Han, riceve dall’imperatore il titolo di Duca di Yun. Il Duca di Yun doveva essere una persona audace ma non troppo fortunata: nonostante per i suoi meriti avesse acquisito il titolo, qualche anno dopo, a causa di una dura sconfitta subita dai nemici sul campo di battaglia, lo perse e al suo posto guadagnò un Editto di Sterminio da parte del trono, indirizzato a lui e a tutta la sua famiglia estesa. Il risultato fu la morte di innumerevoli parenti e la fuga di altri, che dovettero cambiare nome e rinnegare gli antenati per poter sopravvivere. Della genia degli Huang di Yun se ne salvò solamente uno, il secondogenito di Huang Xian, Huang Zicheng. Nel primo anno di regno dell’imperatore Zhongzong, Huang Zicheng si era classificato secondo all’esame imperiale, era stato fatto ministro e alto membro della corte, si era guadagnato il titolo di “Marchese della Pace” e aveva sposato una delle figlie dell’imperatore stesso, grazie alla quale era stato risparmiato dall’Editto di Sterminio. Zicheng ritenne comunque opportuno cambiare il suo cognome da Huang (黄) a Kuang, e visse felice per molti anni servendo ben quattro imperatori, di cui l’ultimo dei quali, Xuanzong, per più di 35 anni. Poi un bel giorno contraddisse in pubblico il sovrano e, alla veneranda età di sessanta e passa anni, venne esiliato dalla corte e spedito a governare la cittadina di Jizhou sperduta tra le montagne del Sud della Cina, e lì la casata rimase per otto generazioni; fino a quando, a causa delle calamità del periodo delle Cinque Dinastie e Dieci Regni, i Kuang si sparpagliarono per il Paese. Il più famoso di loro, Kuang Yourong, si trasferì con i suoi discendenti a Gaozhou, e divenne il primo di una dinastia locale di poeti e letterati.

Be’, non male come storia, direi: da nobili, guerrieri e ministri falliti a pacati letterati. Siamo tutti soddisfatti, alla fine l’origine s’è trovata. Il cognome Kuang esiste ed ha anche una storia degna di tutto rispetto.

Il mattino seguente mi sveglio tardi, mentre tutto il resto della famiglia è in ufficio. Ancora mezzo addormentato vado in cucina per prepapare il caffé, e sul tavolo trovo il foglio regalatomi dal signor Cheng. Su uno dei rami, aggiunta a penna, c’è una foglia in più con il carattere Kuang.

Come a dire: “Anche se non è scritto sulla rivista, lo sappiamo che la famiglia Kuang esiste e vive”.

Come a rassicurare: “Riconosciamo il tuo cognome come appartenente alla tradizione cinese”

Come ad annunciare: “Anche se qualcuno può chiamarti laowai, ti consideriamo uno di noi”

Ed è così che mi rendo conto che, pur rimanendo bianco e con gli occhi chiari, appartenente una qualsiasi minoranza etnica di yidaliren, mi è stato riconosciuto il diritto di portar un nome cinese. Il che mi rende, se non legalmente, almeno moralmente, un membro di questa civiltà. Da oggi non sono più un barbaro, sono stato accettato come cinese.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao,sono Ciro,uno studente napoletano di cinese,complimenti per il blog,davvero molto interessante.
L'anno prossimo verrò anch'io a vivere a Pechino,magari un giorno ci si vedrà!