2007-02-22

Sereno Vagabondare

L’Alameda ha vinto un sacco di premi come uno dei ristoranti più di successo della città, e per il suo anniversario organizza una grande festa al Nali Mall. Siccome il ristorante è famoso, e soprattutto siccome la festa è gratuita con stuzzichini, dolci, birra e vino gratis, il Nali si trasforma in un groviglio di folla, per lo più ragazzi della mia età che brindano e gridano per sovrastare la musica, e tutti i locali del minimall si aggregano. C’è Vivi che sorride ancora più del solito, c’è Carlos con un suo amico spagnolo che si è portato dietro due ragazze cinesi e le bacia a turno piazzando generose manate sul culo di entrambe, ubriaco marcio. C’è Sasha che come sempre sorride e sta zitto, al massimo fuma una sigaretta e beve un bicchiere di vino. Alex sta seduta a un tavolo del Kiosk a chiacchierare tranquillamente con Patti e altre amiche, apparentemente non toccata, nel suo aplombe britannico, dal clima da sagra. Irene mi raggiunge in ritardo, come suo solito, e rimane stupita nel vedere la situazione del Nali, solitamente così tranquillo. Saranno le sei, forse le sette, e il tasso alcolico è già alto, i bicchieri rotti si moltiplicano. Un signore esce a fatica con la calca, il bicchiere di vino vuoto tra le mani, e lo poge a Sasha:

“Ecco lo do a te, sono riuscito miracolosamente a salvarlo nella folla che mi spingeva” dice.

Sasha sorride, prende il bicchiere, va in un angolo, e con grazia la frantuma contro il muro.

“Salute!!!” grida, tra gli applausi degli astanti.

Io e Irene abbiamo fame. Agguantiamo due bicchieri di vino bianco e discretamente ci dirigiamo verso la Sanlitun Bei, verso lo spiedinaro. “I bicchieri li riportiamo tra un po’ ” dico a Sasha. Non credo che comunque l’informazione gli interessi. E’ una strana scena quella mia e di Irene all’angolo dell’Aperitivo, nel sole del tramonto, che addentiamo yangrouchuan’r nella destra, e nella sinistra reggiamo un elegante calice di bianco. Paghiamo entrambi in banconote da 5 mao stropicciate, roba che neanche i mendicanti ormai fanno più. Brindiamo ridendo, mentre il xinjianese ci guarda sospettoso.

Già che ci siamo decidiamo di fare un salto su al Top Bar, per fare un saluto a Jason, che come sempre sta progettando party improbabili. Il motivo principale è in realtà la voce incontrollata che dà per certa una grigliata gratuita; purtroppo il pettegolezzo si rivela infondato, così ci sediamo sul terrazzo, e notiamo come la sua idea di “festa di Sanlitun” sia una versione della festa dell’Alameda al Nali una decina di volte più grande, ed effettivamente concordiamo sulle potenziali conseguenze disastrose dell’evento per la pavimentaione stradale e l’arredo urbano.

Il sole è ormai tramontato quando torniamo al Nali a restituire i bicchieri ormai vuoti da un bel po’. La gente si è diradata, l’alcol ha cominciato a pesare sul corpo di molti, altri semplicemente si sono diretti dove possono trovarne altro da ingerire. Noi abbiamo fissato un appuntamento a cena con altri amici italiani; i yangrouchuan’r non erano abbastanza, serve altra carne, forse andremo a un ristorante brasiliano.

Le serate d’estate a Pechino sono così, un vagabondare sereno e casuale, un insieme di incontri fortuiti o meno in un luoghi conosciuti o anche nuovi. Quel che conta è il non programmare, l’abbandonarsi a un flusso di eventi generato dalla fantasia di chi passa di lì. Nulla di male può accadere.

Ci si infila in un taxi, si ringhia il nome di una strada dove non si è mai stati, e ci si rilassa sullo schienale...

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