2009-04-28

TV fuori casa


Capita che un giorno il padre di Dandan venga invitato in TV a Pechino, in quanto vice-assessore allo sport del Sichuan, per parlare delle Olimpiadi (e di che altro?). Il suocero quindi prende l'aereo tutto elegante, viene a Pechino, si fa sei ore di intervista (di cui probabilmente la metà di trucco e preparazioni) e poi se ne torna a casa stremato senza avere nemmeno il tempo di uscire a cena con noi.

L'intervista sarà mandata in onda due settimane dopo (diretta in Cina? No, grazie). Abbiamo la data e l'ora d'inizio del programma, ma un piccolo problema tecnico: non abbiamo la TV.

Abbiamo per la verità un apparecchio televisivo, ma esso è parte integrante dell'altare del dio DVD e ad esso devoto. Quando ero entrato in casa, Wang Li era fiero della TV, che considerava il pezzo forte dell'appartamento, e c'era rimasto male quando gli avevo detto che non la volevo, sia perché la TV cinese è inutile (ma quale TV nazionale è utile?) sia perché non avevo la minima intenzione di pagare il canone (che ammonta a poche decine di RMB all'anno, ma è per principio). Quindi abbiamo staccato il cavo dell'antenna, così se fossero venuti gli ispettori a sorpresa avrebbero constatato che effettivamente la TV non la guardo (adoro la negoziazione e la ragionevolezza cinese. Se l'antenna è staccata non guardo la TV, perché mi devi piombare l'apparecchio?). Ironia della sorte, in tre anni gli ispettori non sono mai passati, ma nel tirare via il cavo la presa dell'antenna s'è spaccata e quindi ora anche volendo non possiamo prendere alcun canale televisivo.

Che fare? Dandan suggerisce di andare a casa di amici, ma una serata così in settimana sono tutti impegnati o stanchi o abitano lontano oppure hanno la TV rotta pure loro (ye-si, wei hei-fa Chai-li-si kua-li-ti!). Emerge per un attimo l'ipotesi di chiedere ai vicini di casa di guardare la TV da loro, ma effettivamente a Dandan la donna di Pechino sta troppo sul culo, e comunque parlerebbe lei tutto il tempo e non ci farebbe ascoltare il suocero in TV. Salta fuori anche l'idea di andare in uno di quei ristoranti o bar di basso livello, quelli sempre vuoti, dove in cambio di un paio di consumazioni potremmo chiedere di mettere sul nostro canale: ci sembra l'ipotesi migliore. Ci prepariamo quindi ad uscire, non fosse che piove a dirotto.

C'è un che di romantico e surreale nell'uscire sotto la pioggia torrenziale e andare in un locale pubblico cinese per vedere un tuo famigliare in TV. Alla fine ci rifugiamo nel luogo più vicino, il droghiere/supermercato della via, il tipo di negozio in Cina che vende qualunque cosa, 30mq in cui è accatastato qualunque bene commerciabile a meno di 5 euro. Siccome ci conoscono mettono sul nostro canale, ed ecco una mirabolante sigla che celebra le Olimpiadi più importanti della Storia umana. La TV è ovviamente posizionata nell'angolo più scomodo, per cui i proprietari del negozio si torcono il collo da dietro il banco, io metto le spalle al frigo e mi torco il collo, Dandan si siede su una cassa di Coca Cola e si torce il collo. Per essere gentili compriamo un succo di frutta e una lattina di birra Beijing. Passano dieci minuti ed è ancora sigla. Poi pubblicità poi ancora sigla. Poi il presentatore che presenta un altro intervistato. Il collo fa male a tutti e i proprietari del supermercato si stanno scoglionando, visto che potrebbero guardare l'ennesima puntata di qualche telenovela coreana doppiata in cinese e divertirsi di più. Va bene, tentiamo la fortuna altrove.

Il Bagels & Bar. Per qualche motivo un pazzo esterofilo ha affittato uno spazio commerciale dove prima c'era un parrucchiere di successo e ha aperto un bar che vorrebbe essere occidentale, che serve bagel (le ciambelle kosher tipiche di New York), caffè, té, gelato al tè, tè al latte con la mandorla, Johnny Walker e Chivas (probabilmente falsi), sigari e cose del genere, nel bel mezzo di una zona residenziale cinese. E' vuoto da quando ha aperto, cioè due anni fa. Stasera, complice la pioggia, è ancora più vuoto. E' la prima volta che entriamo: da fuori è buio, triste e siccome è grande sembra ancora più vuoto. Chiediamo di vedere la TV, ma i camerieri stanno facendo zapping tra telenovele in costume tradizionale, fiction di guerra contro gli odiati giapponesi e pessime copie dei programmi di MTV registrati a Taiwan con format copiati - ironia della modernità - dagli odiati giapponesi. Penso vivano guardando la TV, i camerieri del Bagel & Bar, visto che non ci sono mai clienti, e diventando territoriali non vogliono cedere il loro apparecchio: ci portano però al piano superiore (piano superiore? Sì, scopriamo che hanno anche un piano superiore chiamato Jazz Island Coffee) ancora più vuoto del vuoto, e con un'altra TV al plasma costosissima che mettono a nostra disposizione. Ordiniamo una tazza di tè e un caffè che hanno esattamente lo stesso sapore, cioè zucchero chimico cinese: è un sapore dolciastro, lievemente rancido tipo margarina vecchia e assolutamente artificiale che potete facilmente sperimentare comprando una bevanda dolce, biscotti, merendine, torte e simili. Se è dolce e fatto in Cina, ha questa sostanza dentro. Un motivo in più per non tornare al Bagels & Bar.

Il programma si trascina per altri 40 minuti di interviste inutili condensate in pochi minuti ciascuna, filmati sportivi di atleti cinesi e in generale una celebrazione spudorata dei Giochi Olimpici di Pechino. Dandan chiama un paio di volte casa a Chengdu: “Ma allora quand'è che si vede papà?”. Alla fine di vede: incravattato, nervosissimo, solita voce pacata e timida, parla un paio di minuti e poi mandano un altro filmato. Dandan chiama casa: “Tutto qui?!?”. No, forse mandano un altro spezzone più tardi. L'intervista è stata lunghissima, ma evidentemente l'hanno tagliata.

E' troppo. Sono già le dieci di sera, piove e il programma è inguardabile. Paghiamo le nostre bevande non finite e ce ne torniamo a casa. Gran complimenti al suocero via telefono, gli diciamo che è un peccato che abbiano tagliato tutte le interviste, al giorno d'oggi i contenuti non fanno ascolti. Duecento metri sotto la pioggia e rieccoci a casa. Metto su un caffè vero, guardo la mia TV sconnessa e, sotto sotto, sono contento che il cavo si sia rotto mentre lo estraevo. In alternativa, lo spaccavo io apposta.